Turchia in UE, per Erdogan le porte restano chiuse
In occasione della sua visita in Italia Recep Tayyp Erdogan ha rinnovato il suo invito a Bruxelles a mantenere le promesse sull’ingresso della Turchia in UE. In un’intervista uscita su la Stampa il Presidente turco ha detto che «l’adesione della Turchia alla Ue non può essere sacrificata a calcoli di politica interna». All’appello di Erdogan Bruxelles non ha risposto, segno che la situazione non è cambiata. Tra la Turchia e l’Unione Europea si frappongono ostacoli che paiono insormontabili. Prima fra tutti la questione dei diritti umani. La Commissione Europea ha annunciato per aprile la produzione di un rapporto dettagliato sulla situazione turca. Secondo fonti qualificate citate dalla Stampa «Sarà un documento molto severo, dal quale emergerà che Ankara non ha fatto alcun progresso dall’ultimo report. Anzi, dopo il tentato colpo di Stato e dopo il referendum costituzionale la situazione è persino peggiorata. Tutto sarà scritto nero su bianco». Al centro delle critiche dell’Europa sta soprattutto il giro di vite sulla libertà di stampa e sui diritti.
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha aggiunto che «finché ci saranno giornalisti in prigione, non potranno esserci progressi». A questo si sommano poi le tensioni con la Germania e con l’Olanda, che ha appena ritirato il suo ambasciatore da Ankara. Il gelo è nato in seguito al diniego dei due governi nei confronti dei ministri turchi di svolgere comizi a favore del referendum costituzionale per rafforzare i poteri del presidente. Al no di Germania e Olanda, Erdogan aveva risposto chiamando i due paesi “fascisti”. Lo scontro tra Erdogan e l’Unione Europea si gioca anche sulla questione curda in Siria. Ankara considera le Ypg – la milizia curda il cui appoggio è stato fondamentale nella guerra all’Isis – come gruppi terroristici e difficilmente cambierà idea. Europa e Stati Uniti sono di tutt’altra opinione, considerata la rilevanza dell’impegno curdo in Siria.
L’opinione più diffusa resta che i negoziati per l’ingresso della Turchia in UE non possano andare avanti, e certamente Erdogan non fa nulla per venire incontro alle remore della Commissione Europea. Soluzioni di compromesso sembrano altrettanto difficili da attuare. Ankara aveva chiesto di liberalizzare i visti per i cittadini turchi, richiesta infrantasi contro la condizione posta da Bruxelles di modificare le leggi turche antiterrorismo. Se finora non c’è stata una rottura definitiva è solamente perché l’Europa ha bisogno di Erdogan tanto quanto Erdogan ha bisogno dell’Europa. A tenere i rapporti appesi ad un filo c’è l’accordo sui migranti siglato dalle due parti che ha portato alla chiusura della rotta balcanica in cambio di sei miliardi di euro ad Ankara. Se l’accordo resta ancora in piedi è anche in virtù degli scambi commerciali tra UE e Turchia. Nessuna delle due parti sembra intenzionata a retrocedere dalle proprie posizioni. Per ora tutto resta in sospeso.
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