My Generation, Michael Caine racconta la mitica Swinging London
Gli anni Sessanta furono un irripetibile periodo di ottimismo e grandi rivoluzioni culturali per gran parte del mondo occidentale, reduce dalla dura e grigia fase del secondo Dopoguerra, ma fu a Londra che si svilupparono un insieme di tendenze e dinamiche culturali di una generazione, in particolare proveniente dalle classi operaie, destinata a cambiare il mondo e a fare della città britannica la capitale dello stile, della moda, della musica e della cultura pop, un centro propulsivo di creatività e di libertà capace di influenzare il resto d’Europa e arrivare persino oltreoceano. Il film documentario My Generation diretto da David Batty e in uscita evento dal 22 al 29 gennaio, attraverso la voce e l’esperienza diretta di Sir Michael Caine, a interviste esclusive e a materiali d’archivio, racconta l’irripetibilità e la potente energia di quel decennio in cui tutto sembrava possibile e che come un’onda inarrestabile aveva dato luogo ai fenomeni dei Beatles, dei Rolling Stones, della minigonna e della pop art.
Sono stati necessari ben sei anni di lavorazione per mettere insieme tutte le interviste e le ore di materiale esclusivo al fine di ricreare l’autentica atmosfera degli anni Sessanta sul grande schermo e rendere appieno l’idea di quelli che furono il fermento creativo e le tendenze che diedero vita alla Swinging London, facendo esplodere quella ribellione e quella cultura popolare di cui tutti abbiamo una vaga idea. Avvalersi di una voce esterna narrante avrebbe in qualche modo infranto la magia del viaggio nel tempo dello spettatore, nulla di meglio dunque che far raccontare quegli anni da chi quel periodo lo ha realmente (e intensamente) vissuto, trasmettendo come era essere là a quel tempo. È così che l’icona inglese Sir Michael Caine, il più grande e amato attore vivente della Gran Bretagna, intreccia la sua personale storia e affermazione professionale nella Londra degli anni ’60 agli straordinari materiali d’archivio, alle conversazioni con le più grandi celebrità dell’epoca come i Beatles, Twiggy. David Bailey, Marianne Faithfull o Mary Quant, sulla colonna sonora “della più grande musica mai registrata”.
Proprio le insuperabili sonorità dei Kinks, degli Animals, dei Beatles, dei Rolling Stones e degli Who, dal cui primo album il film stesso prende il titolo, diventano quasi protagoniste assolute, merito di uno dei produttori, Simon Fuller, che ha voluto scandire i tre atti del documentario con alcuni dei pezzi più influenti delle migliori band di tutti i tempi. Una colonna sonora unica che fa da sottofondo ad un’onda creativa che ha prodotto tra le più influenti mode, culture e tendenze che il mondo abbia mai visto o sentito, ripercorrendo con gli occhi di Michael Caine la nascita e l’apice del fermento creativo fino ad arrivare all’uso e all’abuso di droghe da parte delle comunità creative che ben presto portarono al tramonto dei sogni di queste giovani brillanti stelle che, in un modo o nell’altro, avevano cambiato il mondo. Un’immersione totale in quegli anni, che non vuole essere solo un nostalgico viaggio nel tempo, ma soprattutto una viva testimonianza di come il desiderio di vita e di libertà di una giovane generazione abbia dato origine a un’eccezionale ciclone creativo che ha lasciato un segno indelebile.
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