Il punto sulla stagione NBA

STAGIONE NBA: FACCIAMO IL PUNTO – L’NBA è arrivata al giro di boa della regular season. Facciamo il punto su quanto visto fino ad oggi. Squadre che stanno confermando le aspettative e squadre che stanno invece deludendo. Candidati alla corsa per miglior giocatore della stagione e quelli per il premio di matricola dell’anno.

SQUADRE

TOP

BOSTON CELTICS (34-10) – Arrivati a questo punto della stagione NBA, i Celtics, oltre a essere la prima forza a Est, sono anche la vera rivelazione di questi mesi. L’ingresso di Irving e Hayward li aveva messi sullo stesso piano dei Cavs a inizio stagione, ma il terribile infortunio all’ala ex Jazz, ha rischiato seriamente di compromettere quanto di buono fatto sul mercato. Per fortuna il gruppo di coach Stevens ha trovato un assetto difensivo impressionante e un papabile rookie of the year in Jayson Tatum. Quanto basta per puntare dritti alle Finals, Re permettendo.

GOLDEN STATE WARRIORS (35-9) – I campioni in carica, una delle squadre con maggior talento mai viste su un campo da basket. Un gruppo unito, uno stile di gioco unico e praticamente perfetto. Una squadra che unisce un attacco stellare a una difesa altrettanto importante. Anno dopo anno, oltre a riconfermare tutti i pezzi più pregiati del loro fantastico organico, riescono ad aggiungere sempre qualcosa in termini di freschezza. Quest’anno, nonostante un Curry a mezzo servizio per via di guai fisici e di alcuni scivoloni, sembrano semplicemente in controllo. Sanno che li aspetta una stagione lunga, con dei playoff sanguinari e stanno cercando la forma migliore senza esagerare. E intanto, nella notte, è arrivata un’altra vittoria contro i rivali di Cleveland.

HOUSTON ROCKETS (30-11) – L’innesto di un playmaker leggendario come Paul, in un sistema frenetico come quello di D’Antoni, poteva essere un azzardo. Lui e Harden potevano togliersi spazio a vicenda, finendo per far fallire uno dei progetti più ambiziosi di sempre. Ad oggi, non è così. Houston è una corazzata. Harden è una macchina da guerra, con numeri da MVP. Quando manca lui, ecco salire in cattedra Paul, portatore sano di fosforo e lucidità. Sembrano gli imputati numero uno a poter rubare lo scettro ai Warriors, infortuni permettendo.

MINNESOTA TWOLVES (29-16) – Non me ne vogliano i Raptors, in un grande momento di forma, o San Antonio, sempre affidabile, ma tra i top, al momento, io sceglo i Lupi di Minnesota. Butler sembra finalmente aver trovato la sua collocazione in campo, assumendo quel ruolo di leader che aveva a Chicago e che tutti speravano ripetesse qui. Insieme a Wiggins e Towns formano uno dei terzetti più futuribili di tutta l’NBA. Anche se questa stagione NBA dovesse concludersi alle semifinali di conference, il futuro sarebbe senz’altro loro.

FLOP

CLEVELAND CAVALIERS (26-16) – Il momento dei vicecampioni è davvero tremendo. Hanno perso 8 delle ultime 10 partite, compresa l’attesa sfida con i rivali della baia. Sono la penultima difesa dell’NBA per punti concessi ogni 100 possessi e anche LeBron James sta tirando un po’ il fiato. L’unica salvezza di questi Cavs è il loro essere a Est. Fossero stati a Ovest, probabilmente, le quarte Finals consecutive sarebbero state una vera impresa. Boston non sarà un’avversaria facile, ma King e compagni sanno che il segreto è arrivare con la giusta benzina nel motore per accelerare solo quando serve.

PHILADELPHIA 76ERS (19-20) – Phila è l’eterna incompiuta. Un roster pieno zeppo di talento, con il miglior Rookie dell’anno, Simmons, con uno dei centri più dominanti degli ultimi anni, Embiid e tanti altri giocatori di valore. Purtroppo quello che sembra mancare, dopo anni di tanking scientifico, sembra essere una vera e propria attitudine alla vittoria. Quella che, per fare un esempio, è nel DNA di squadre come gli Spurs. Vincere abitua a vincere e i 76ers hanno bisogno di concentrarsi su questo se vogliono cambiare il loro recente passato.

OKLAHOMA CITY THUNDERS (23-20) – Quello di OKC, al pari di Houston, era un azzardo. La dipartita di Durant, due anni fa, aveva lasciato Westbrook solo e nonostante il play avesse dimostrato tutto il suo valore, regalandosi una stagione da vero alieno, era chiaro a tutti che solo con lui non ci sarebbe stato futuro. La dirigenza, per cercare di trattenerlo, in estate gli ha affiancato due cavalli di razza come Anthony e George. Il trio però non sembra ancora aver trovato l’alchimia giusta. Tutti i dubbi di inizio stagione si stanno materializzando e forse ne sapremo di più solo dopo il prossimo ciclo di partite in casa.

MILWAUKEE BUCKS (22-20) – Nel deserto rappresentato dalla Eastern Conference era lecito aspettarsi qualcosa di più dai ragazzi di Kidd. Nonostante un Antetokounmpo versione MVP, da 28.4 punti e 9.9 rimbalzi, qualcosa ancora non gira a dovere. Nelle ultime 8 partite sono arrivate 5 sconfitte e questo talentuoso gruppo sembra regredire anziché progredire. Urgono rinforzi per regalare al greco una squadra degna di questo nome, altrimenti vederlo andare via potrebbe non essere un’opzione poi così remota.

Stagione NBA
Irving guida i Celtics al primo posto della Eastern Conference

CORSA ALL’MVP

1 – JAMES HARDEN (32,3 punti, 9,1 assist, 145 triple) – Il barba è il candidato numero al premio di MVP per quanto fatto vedere fino a qui nella stagione NBA. Miglior marcatore della Lega a oltre 32 punti di media, grande passatore, maggior numero di triple segnate. Le fortune di Houston sono legate a lui. Il sistema D’Antoni lo esalta e lui si è trasformato in un vero condottiero. Il rating di efficenza di 30.4 è il più alto della Lega e, ad oggi, non dargli il premio sembrerebbe proprio impossibile.

2 – LEBRON JAMES (27,1 punti, 8,0 rimbalzi, 8,8 assist) – Il Re è sempre il Re. In molti vogliono detronizzarlo, farlo abdicare, rottamarlo. Ma lui, che intorno abbia delle stelle o compagni poco più che mediocri è sempre al top. Ben oltre la soglia dei trent’anni continua a macinare record su record e le sue cifre sono sempre notevoli. Neanche l’appannamento, del tutto fisiologico, delle ultime uscite può realmente toglierlo dalla corsa al titolo di MVP. Poi lo sappiamo bene, per lui la stagione NBA regolare è solamente un lungo avvicinamento al momento che conta di più.

3 – KEVIN DURANT (26,3 punti, 2,2 stoppate, 50,9% dal campo) – Con Curry a mezzo servizio, Golden State aveva bisogno di un leader, e lui ha risposto presente. In due anni si è preso la squadra più forte della Lega, diventandone il faro. Sembra una cosa scontata, ma non lo era affatto. Più che le sue clamorose cifre offensive, quello che stupisce è il suo notevole impatto difensivo. Durant attacca e difende da MVP, merito di un sistema e della sua capacità di farsi perfetto ingranaggio in un meccanismo impeccabile.

Stagione NBA
L’MVP è tutt’altro che un discorso chiuso

ROOKIE OF THE YEAR

1 – BEN SIMMONS (16.9 ppg, 7.5 apg, 8.4 rpg) – Nel caso in cui le sue cifre non bastassero a convincere la critica riguardo al premio di matricola dell’anno, si è esposto anche un certo Doctor J, al secolo Julius Erving. Se questo ragazzo fosse anche dotato di un tiro in sospensione, avremmo a che fare con una vera e propria futura leggenda, un nuovo prescelto. Lui, per stile di gioco, ricorda molto Magic. Rimbalzista, passatore d’élite, è in grado di portare la palla come un play puro e andare al ferro come un penetratore. Ad oggi, il favorito al premio sembra lui.

2 – JAYSON TATUM (13.9 ppg, 1.3 apg, 5.5 rpg) – Tatum è il giocatore più “pronto” di questa classe di rookie. I suoi margini di miglioramento sono leggermente inferiori a quelli di Simmons, ma non per questo il suo impatto è meno importante. Si è ritagliato, immediatamente, uno spazio nella migliore squadra dell’Est e ha mostrato progressi inattesi rispetto a quanto fatto vedere a Duke. Coach Stevens gli sta concedendo sempre più fiducia e potrebbe essere la sorpresa per il premio di ROY.

3 – DONOVAN MITCHELL (18.5 ppg, 3.4 apg, 3.3 rpg) – Un cavallo di razza. Questo è Mitchell. Un realizzatore purissimo, in grado di tirare da fuori quanto di andare al ferro. Le sue statistiche offensive, in una squadra votata alla difesa come i Jazz, la dicono lunga su quale sia il potenziale di questa guardia. Diventare la prima opzione offensiva di una franchigia NBA nell’anno da rookie è un lusso che pochi giocatori si sono potuti concedere. Donovan è sicuramente tra questi. Il podio, nonostante la grande stagione di Kuzma e Ball, non dovrebbe perderlo.

Stagione NBA
La lotta per il ROY

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