Tradizioni giapponesi e premi di basso livello. Lo strano della settimana
Tradizioni giapponesi. I giapponesi, per noi, sono strani. Avete fatto caso? Quando in un film c’è una scena nella quale c’è una gran confusione c’è sempre un giapponese, o meglio, un orientale, tanto per noi coreani e giapponesi sono indistinguibili, incazzato nero che parla e ovviamente non si capisce nulla. In una situazione di caos chi ti può confondere di più di uno che ti parla giapponese? Perché è il mondo che ci è più distante Ad esempio sono onesti. E quando non lo sono e li scoprono, si vergognano! Si scusano in pubblico. Non scrivono libri per insegnare agli altri come si fa.
Ora tutto ciò sembra non avere nulla a che fare con il calcio o con lo sport, e difatti non c’entra nulla, ma era un’introduzione carina per presentarvi una delle nuove tradizioni giapponesi in fatto di sport. Essendo, per noi, i giapponesi “strani”, anche le tradizioni giapponesi sono strane. Ad esempio di recente abbiamo scoperto che tra le tradizioni giapponesi ce ne sta una natalizia. La prima cosa curiosa è che per i giapponesi il Natale esiste da poco. Cioè lo vedevano nei film come noi vediamo gli americani che il quattro luglio mangiano il tacchino. Una roba loro. Ma poi ad un certo punto il Natale ha cominciato a esercitare sui figli del Sol Levante un certo fascino. Vuoi per Babbo Natale, vuoi perché magari loro vedono che quel giorno tutti si vogliono bene e si abbracciano, insomma ai giapponesi è cominciato a piacere il Natale come a noi è piaciuto Goldrake. Uno scambio culturale esclusivamente commerciale, perché ovviamente non hanno fatto loro il significato religioso del Natale. Insomma i giapponesi a Natale vanno a fast food. Per tradizione. Da una quindicina d’anni è diventata a tutti gli effetti una tradizione giapponese quella di passare la notte di capodanno in un fast food. Ma non uno qualunque. In un Kfc. Quindi il baffone simbolo della catena è una sorta di Babbo Natale per i piccoli nipponici. Bisogna prenotare con largo anticipo per trovare un posto libero. Sembra che la strana usanza sia nata per la bravura degli addetti al marketing della nota catena che hanno introdotto una tradizione inesistente in un posto dove erano semplicemente affascinati da quell’atmosfera che vedevano in tv. E se al posto dell’odore dei mandarini e del pandoro loro sentano quello delle alette di pollo fritte che vuoi che sia? Sì, ma questo col calcio che c’entra? Nulla, ovviamente. Era solo un ulteriore preambolo succoso prima di arrivare alla vera tradizione giapponese calcistica che da una decina d’anni si svolge ad ogni inizio d’anno. Una partita 100 contro 3. Solo che i cento sono bambini delle scuole calcio e i tre sono della J League, la massima serie giapponese. Yosuke Ideguchi, Hotaru Yamaguchi e Hiroshi Kiyotake hanno sfidato i cento bimbi. Ora le regole non ci sono chiarissime, lo confessiamo. Presumiamo che il fuorigioco, ad esempio, non sia applicato. I tre adulti sono subito passati in vantaggio, su un regolare ma non troppo sportivo colpo di testa. Poi i ragazzini hanno pareggiato ma alla fine i tre professionisti hanno avuto la meglio per la disperazione dei dieci portieri schierati. Lo schema, presumibilmente, sarà stato un 40-30-20. Anche questa partita è diventata una delle tradizioni giapponesi grazie ad un canale tv che organizza ogni anno la sfida.
Ma mettiamo da parte le tradizioni giapponesi e occupiamoci di premi. Premi che in un calcio nel quale un Coutinho vale 160 milioni, e viene da chiedersi quanto varrebbe oggi un Ronaldo al massimo della forma, fanno ridere. Ma che invece danno al calcio una connotazione più ruspante che a noi amanti del calcio sporco di fango piacciono tanto. E una è avvenuta in Inghilterra. La nazione dove si gioca il campionato probabilmente più ricco e bello del mondo. Ma un conto sono le squadre degli sceicchi e dei petrolieri, ma nelle serie minori le altre sono rimaste più alla buona. E magari anche i premi che ricevono i giocatori sono più alla buona. Anche qui c’entra uno sponsor, ma in questo caso non è una multinazionale come quella del natale giapponese. No, è una catena di pizzerie, la Papa John’s, sponsor del Fletwood Town, che aveva promesso al secondo portiere, che avrebbe giocato in Fa Cup contro il Leicester, un mese di pizza gratis ogni sette minuti e mezzo di porta inviolata. Che per novanta minuti fa un anno di pizza gratis. E Chris Neal, 32 anni, portiere di Coppa del Fletwood, che gioca nella serie che corrisponde alla nostra lega pro, il suo anno di pizza lo ha vinto. Anche con interventi prodigiosi. Porta inviolata. Chi lo sa se lo stimolo per la pizza ha contribuito.
Ma c’è anche chi si accontenta di molto meno di un anno di pizza. Nei campionati africani spesso i premi non sono come noi siamo abituati a vederli. Si va dai sandali a un cesto di cibarie. Il premio al The man of the match sono spesso cose così. Però mentre si comprende in posti molto poveri un premio come un cesto di cose da mangiare o di qualche capo d’abbigliamento, il premio che ha ricevuto un giocatore sudafricano eletto migliore in campo è comunque un po’ sorprendente. Anche qui c’entra lo sponsor visto che si giocava la Telkom Cup. E Bidvest Wits, trovare il suo nome vi assicuriamo non è stato facile, alla fine ci ha salvato un sito indonesiano, è il fortunato vincitore del premio riservato al migliore in campo. Bei 5 giga di traffico dati. Natale è da poco passato, ma una Christmas Card come premio partita nel calcio delle centinaia di milioni di euro fa un po’ sorridere.
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