Insulti razzisti al soccorritore del padre. Leghista nei guai

Insulti razzisti al barelliere marocchino che sta soccorrendo il padre. Siamo all’estremo paradosso. Un consigliere comunale vercellese, nonché Segretario della Lega Nord Vercelli Giampiero Borzoni. Il barelliere ha sporto denuncia. “Marocchino di merda” lo avrebbe apostrofato il consigliere impedendogli di entrare in casa dove era stato chiamato per un malore del padre del consigliere stesso che a quel punto è stato soccorso solamente dal collega della vittima degli insulti razzisti. Gli stessi insulti razzisti sarebbero poi proseguiti anche arrivato all’ospedale. Ill marocchino, assistito dall’avvocato Franco Bussi, ha però registrato tutta la sequenza di insulti razzisti ricevuta e l’ha portta ai carabinieri dove ha sporto denuncia. Bolzoni però si difende affermando che si sia trattato solamente di un equivoco, che non c’era alcun intento razzista, che era solamente nervoso per il malore del padre e che essendo lui stesso un operatore sanitario si limitava a dare consigli perché secondo lui l’operatore marocchino del 118 non stava facendo bene il suo lavoro e nella concitazione del momento gli è scappata qualche parolaccia di troppo. Ma nella registrazione di sente anche il consigliere Borzoni, oltre che insultare, minacciare il povero operatore con un “Ti faccio licenziare” che suona come un “lei non sa chi sono io” aggiornato ai tempi attuali.

insulti razzisti
Borzoni, il primo a sinistra

Il consigliere leghista Borzoni tenta però di difendersi e dà la sua spiegazione: “Avevo mio padre grave, chiedo scusa per aver perso le staffe nella concitazione del momento. Sono frasi dette senza alcun intento razzista. Non c’è razzismo né nell’attività politica della Lega, né a livello personale: prova ne è che la sezione di Vercelli ha tesserati anche di provenienza nordafricana con cui siamo amici”. Ed aggiunge «Mio padre aveva forti dolori allo stomaco. Ho solo consigliato una cosa, dal momento che lavoro in sanità da anni. Mi è stato risposto che l’autista aveva la responsabilità dell’ambulanza e quindi comandava lui. A quel punto mi sono arrabbiato. Ero preoccupato per mio padre. Quell’uomo non si è nemmeno identificato e io non ho voluto che entrasse in casa perché non mi fidavo del suo operato. Avrei potuto denunciarlo io per il suo comportamento ma poi, a mente fredda, ho deciso di non farlo». Quindi il problema è che arrivati a casa del consigliere, chiamati da lui stesso, il consigliere non identifica solo uno dei due operatori del 118 intervenuti. Uno dalla pelle chiara è riconoscibile, uno un po’ più scuro, forse il colore della pelle non permetteva di vedere bene i colori della divisa invece no. E appare sinceramente difficile non far sembrare insulti razzisti il “marocchino di merda” col quale ha apostrofato il barelliere. Come si può dire non ci sia un intento razzista? Poi, come in gran parte degli episodi di razzismo ed intolleranza, la difesa di Bolzoni verte sul “io ho molti amici nordafricani”, che suona molto come “ho molti amici gay ma…”. Il barelliere marocchino, del quale non sono state rese note le generalità, ha detto che il consigliere leghista, tra i vari insulti razzisti, gli voleva dire come svolgere il suo lavoro, ma dato che, ovviamente, poi la responsabilità era sua, così non poteva essere ma che vista la gravità del momento, per senso di responsabilità, è rimasto comunque sulla porta di casa, ma che ciò non ha placato l’ira del consigliere del carroccio che non s’è placata neanche all’arrivo in ospedale di fronte a diversi testimoni. Ovviamente la questione, visto il ruolo politico pubblico del Borzoni, ha avuto ripercussioni nella politica vercellese. Il Pd, per bocca dei coordinatori cittadino e provinciale, ha stigmatizzato l’accaduto. “Il segretario deve vergognarsi , perché ha anteposto le assurde convinzioni razziste alla necessità di prestare soccorso veloce ed efficace a un suo familiare. Il capogruppo della Lega prenda le distanze”. In tutto ciò sembra che, fortunatamente, il padre di Borzoni stia bene. Nonostante il figlio.

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@MassimoSilla_