Napoli velata, passione e mistero nell’ultimo film di Ozpetek
Dopo il non troppo convincente Rosso Istanbul dedicato alla sua città natale, il regista italo-turco Ferzan Ozpetek ha deciso di consacrare il suo ultimo lavoro ad una delle città più affascinanti ed enigmatiche del belpaese, forse la più ambigua e misteriosa in cui convivono, quasi in perfetto equilibrio, una profonda tradizione, superstizione e razionalità, cultura popolare e aristocratica. Nelle sale dal prossimo 28 dicembre, Napoli velata vuole essere, senza riuscirci appieno, un inno a quel mistero, alla magia e alla sensualità della città partenopea, un intento in parte disatteso a causa dei frequenti inciampi nello stereotipo che finiscono per rendere il film un noir che si confonde col thriller psicologico, dai dialoghi banali e dalle inquadrature fin troppo scontate.
Ben lontano dall’allegra convivialità di Mine vaganti, anche in Napoli velata Ozpetek ripropone tutte le tematiche della sua cinematografia, quei tòpoi perfettamente riconoscibili che caratterizzano i suoi film. Tuttavia questa volta, continuando il cambio di rotta già iniziato col precedente Rosso Istanbul, Ozpetek parla di omosessualità, borghesia e avvenimenti traumatici che rimettono i discussione la vita dei protagonisti, in maniera meno spontanea e pedante. Tutto il film gira intorno ad Adriana (Giovanna Mezzogiorno), un medico legale che una sera, durante la rappresentazione della “figliata”, un rito arcaico profondamente legato alla cultura napoletana dei “femminielli” che mettono in scena il parto maschile, incrocia gli sguardi di Andrea (Alessandro Borghi) con il quale trascorrerà una notte di sfrenata passione, ma che al contempo la trascinerà nel vortice di un tragico mistero irrisolto e negli oscuri territori della sua mente, tra ricordi apparentemente rimossi, traumi infantili e una realtà che non appare mai nella sua nitidezza, ma sempre “velata” e piena di fantasmi, del presente e del passato.
Ferzan Ozpetek mette in scena un melodramma noir che nonostante l’eccessivo cedimento ai cliché, può vantare una coinvolgente colonna sonora e un cast eccezionale, in cui spicca tra tutti la figura di Peppe Barra, magistrale interprete della musica e della tradizione popolare partenopea. Attraverso il viaggio emotivo della protagonista dentro i labirinti di sé stessa, il regista italo-turco riesce a tratteggiare i contorni di una città pregna di storia, di arte, di esoterismo, di visceralità e di mistero svelando degli scorci magici e tra i più inediti di Napoli come la Farmacia degli Incurabili, il chiostro del Museo di San Martino, fino al noto Cristo velato a cui richiama il titolo stesso del film, alludendo a quella barriera sottile che anziché occultare svela e rivela meglio forme e dettagli altrimenti nascosti alla vista e comunque non facilmente percepibili.
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