Tacchi alti e minigonna: il giudice Bellomo indagato

Finalmente il consigliere di stato Bellomo risulta indagato, per estorsione. Il giudice che costringeva le studentesse del suo corso di formazione per entrare in magistratura ad indossare tacchi alti e minigonna (fino ad un terzo della distanza tra l’anca ed il ginocchio) è indagato dalla procura di Bari per estorsione. Tutto era iniziato con la denuncia, risalente alla fine del 2016, da parte del padre di una ragazza di Piacenza che seguiva un corso del Bellomo, cui si è aggiunta anche l’altra di una ragazza pugliese.

Bellomo è un giudice del Consiglio di Stato, supremo organo della giustizia amministrativa, e teneva corsi per aspiranti magistrati alla scuola “Diritto e Scienza” che ha tre sedi a Roma, Milano e Bari. Per accedere alle borse di studio gli allievi, ma soprattutto le allieve, erano tenuti ad accettare un “contratto” in cui erano previste delle norme quantomeno stravaganti a prima vista, ma certamente illegali ed umilianti per lo studente se sottoposte ad una lettura attenta.

Le borsiste della scuola Diritto e Scienza dovevano preferibilmente essere senza fidanzato, con norme che prevedevano la decadenza dal contratto in caso di fidanzamento intervenuto durante lo svolgimento del corso a meno che i gli aspiranti fidanzati delle borsiste non avessero i requisiti previsti dal Bellomo. Risulta dalle indagini che in più occasioni le allieve di Bellomo abbiano lasciato il proprio fidanzato in occasione della stipula del contratto come borsista. Nell’applicazione concreta insomma pare evidente che il giudice usasse la propria carica e posizione di potere per stabilire delle relazioni con le studentesse, relazioni che peraltro sono già accertate e che appunto hanno portato alle denunce.

Ma il cerchio si va stringendo: ora la magistratura di Bari indaga ufficialmente per estorsione. Ma un altro colpo al giudice erotomane potrebbe arrivare proprio dal suo organo di appartenenza: domani si terrà l’adunanza dei consiglieri del Consiglio di Stato che deve decidere se destituire il magistrato.

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