Io sono Spelacchio. Le ultime parole dello sfortunato abete

Io sono Spelacchio. O meglio, io sono Spelacchio perché mi ci avete chiamato voi. Ma io non sono sempre stato uno spelacchio, anzi, ero un albero bellissimo. Talmente bello che mi hanno scelto. Se state leggendo queste righe è perché oramai sono morto. Dopo essere stato deriso e sbeffeggiato dal mondo intero durante la mia agonia. Ma io non mi sono mica ammalato. Io sono stato ammazzato. E tutti discutevano mentre io provavo a far vedere che stavo male, che stavo morendo, i miei rami più io sono spelacchiomalati di così non potevano sembrare ma invece c’era chi mi guardava e diceva che ero bello, che ero perfetto, che ero sobrio. Sobrio? Ma di quando in qua dovevo essere sobrio. Io ho lasciato le mie radici lontano da qui per essere ammirato, per essere bello. E come potevate dire che ero bello e che stavo bene? Ah, ho capito, lo dicevate per difendere quella che mi aveva voluto. Ed io infatti le sono grato, lei m’ha scelto e mi voleva far vedere a tutti, e siccome ogni scarrafone è bello a mamma sua io a lei sembravo bello sul serio, e quindi, chi vuole bene a lei, per non ferirla, diceva che è vero, che ero bello e che stavo bene. Ma invece io morivo, e loro non se ne accorgevano perché mi guardavano con gli occhi dell’amore. Sarà che noi alberi di montagna siamo dei gran romantici. Quelli che mi hanno scelto, lassù, a casa mia, dove stavo con i miei fratelli, giurano che quando sono partito stavo benissimo. Erano venuti a prendermi certi, mandati dalla signora che mi voleva a Roma. Io non voglio dire eh, però dopo quel viaggio io non mi sentivo mica più granché bene. Mi hanno attaccato le luci, mi hanno attaccato le palle, ma io non ce la facevo mica a stare lì in mezzo. E poi io ero abituato ai boschi, m’hanno messo in mezzo ad una rotatoria. Sicuramente suggestiva ed unica al mondo, ma comunque una rotatoria. E la signora che mi ha scelto ed i suoi amici tutti a dire che ero proprio bello, e che non ero costato nulla, perché ero stato un dono.

 

Ora io a stare qui in mezzo a Piazza Venezia ne ho sentite di cose. Le sentivo le risatine, li vedevo quelli che si facevano le foto. All’inizio ero anche fiero, pensavo che comunque, anche se non mi sentivo per niente bene, facevo comunque la mia figura. Ma in realtà me ne accorgevo, lo vedevo che ero sempre più nudo, e più ero nudo e più ridevano di me. E mi hanno chiamato Spelacchio. Che vergogna, che onta! A me, il più bello dei miei fratelli, quello con la chioma più rigogliosa. Io, proprio io sono Spelacchio. Poi ho capito, sempre sentendovi chiacchierare, che io ero un po’ un simbolo di una lotta che c’è tra la signora che mi ha voluto ed i suoi amici e gli altri che pensano che la signora invece non faccia bene il suo lavoro. Io ero diventato il simbolo di

io sono spelacchio
Lo strano cono rovesciato dell’epoca Alemanno

questa cosa, visto che aveva preso me, ed ero diventato brutto, allora voleva dire che non era capace. Vi rendete conto come potevo sentirmi in colpa? Io ce la mettevo tutta, ma non avevo proprio più forze, e più ero debole e più mi deridevano. Però dicevano: almeno è gratis. E invece no, poi esce un documento dove c’è scritto che quelli che mi erano venuti a prendere a casa mia invece erano stati pagati. E proprio quella signora li aveva chiamati, direttamente, perché arrivati a novembre aveva dimenticato che l’albero di Natale in effetti serve a Natale, ed allora per fare le cose in fretta ha chiamato una ditta che già conosceva senza fare una gara per trovare la migliore. Ed a questi ha dato un sacco di soldi! Se gli hanno dato tutti sti soldi saranno bravi, noi montanari siam gente, anzi, alberi onesti e non pensiamo mai a male,   ma con me non son stati mica tanto bravi sa! Guarda come m’hanno ridotto! Comunque gli amici della signora dicono che non è mica vera sta cosa, che io non ero costato nulla, e invece la signora proprio aveva messo sul sito del comune il documento che lo confermava. Gli amici della signora erano confusi, ma comunque la difendevano tantissimo perché lei deve saper fare tutto quello che gli altri non erano capaci a fare. Però gli alberi degli altri anni mica li hanno trattati come me. Ciò ho saputo di uno che c’era stato un giorno solo, ma poi ho saputo che nemmeno era un albero, ma una specie di cono. Vabbé mentre tutti intorno a me sbraitavano, mi ridevano in faccia o dicevano che ero sano io morivo e sono morto. E sarò il primo albero di Natale a non aver nemmeno visto il Natale. Ci vengono i giornali stranieri a fotografarmi, la mia umiliazione è globale. Anche se…questo lo devo proprio dire. I romani alla fine a me si sono affezionati, mi hanno voluto bene, m’hanno amato con tutti i miei difetti ed ora che son morto mi stanno commemorando. Ho sentito dire che mi faranno anche un funerale. A me quest’affetto, mentre gli altri litigavano per motivi che un albero non potrà mai capire, m’ha fatto bene, io lo so che un po’ ai romani mancherò e loro mancheranno a me. Spero che non mi dimentichino e che trovino i miei assassini. Io sono Spelacchio. E sono fiero di esserlo (stato).

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@MassimoSilla_