Gerusalemme, 4 morti e 750 feriti tra i palestinesi

Gerusalemme. Sale a 4 morti ed oltre 750 feriti il bilancio degli scontri, ampiamente prevedibili, che sono seguiti alla decisione del Presidente Americano Donald Trump di spostare le sedi diplomatiche da Tel Aviv a Gerusalemme. Ed è quasi surreale l’appello alla calma e alla moderazione fatto dallo stesso Trump tramite un suo portavoce.  “Il presidente spera che le voci della speranza prevalgano su coloro che diffondono l’odio” il contenuto dello scarno comunicato. Solo che i palestinesi, l’intero mondo arabo e la quasi totalità del mondo considera lui stesso uno di coloro che diffondono l’odio. Da sempre Israele considera sua capitale Gerusalemme che però è considerata sacra anche da cristiani e musulmani. Da sempre è una città divisa, da sempre ogni parte della città è di assoluto appannaggio di un gruppo, è una città formata da varie enclave ed il riconoscerla capitale di una sola delle parti coinvolte è stata una decisione ritenuta dai più inopportuna e foriera di problemi e scontri. Non si capisce in quale maniera il Presidente Trump ritenga che ora si possa pacificare l’area. Il famoso (famigerato) genero di Trump, già pesantemente coinvolto nel Russiagate che preoccupa non poco il Presidente, Jared Kushner. In uno scambio di sms tra Kushner ed il principe saudita Mohammed bin Salman emerge del piano dei due per pacificare la zona. Gerusalemme esclusivo appannaggio degli israeliani, compresa la parte orientale da sempre nelle mani dei palestinesi, e spostamento della capitale della Palestina a Abu Dis, un sobborgo di Gerusalemme. Già questo scambio aveva provocato una reazione rabbiosa del mondo arabo ma si sperava che non sarebbe stato portato a termine, ma è stata una speranza vana. Hamas ha chiamato a raccolta il popolo per protestare violentemente contro questa decisione, presa sopra le loro teste ma che non li ha coinvolti nella decisione. Dopo tutto ciò l’appello di Trump è suonato ridicolo, patetico, falso ed ulteriormente incendiario.

 

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Kushner e Trump

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha già promesso che “la santa Intifada” non si fermerà alle semplici, anche se violente e rabbiose, proteste di piazza. Per il secondo giorno consecutivo è ripreso il lancio di missili verso il sud di Israele, l’Iron Dome, il sistema anti-missilistico israeliano ne è riuscito ad intercettare solamente uno. Israele ha risposto con colpi di cannone e raid aerei contro le basi di Hamas, campi di addestramento e depositi di munizioni causando una decina di feriti. Nella martoriata Gaza si contano 4 morti mentre gran parte dei feriti risultano intossicati dai gas lacrimogeni o colpiti dai proiettili rivestiti di gomma. Ma ci sono anche feriti da arma da fuoco. Il Presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato “Rinnoviamo il nostro rifiuto della posizione americana su Gerusalemme. Gli Usa non sono più qualificati per occuparsi del processo di pace”, ma lo stesso Presidente dell’autorità palestinese ha aggiunto che ha apprezzato molto “la grande condanna internazionale testimoniata dalla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Infatti è se non unanime quasi plebiscitaria la condanna internazionale per la decisione di Trump su Gerusalemme. Gli ambasciatori Onu di 5 paesi europei, tra i quali l’Italia, si sono dichiarati in disaccordo con la scellerata decisione facendo trovare comunione d’intenti perfino a Germania e Gran Bretagna. Trump dal canto suo su Twitter ha mostrato un video nel quale gli ex Presidenti dichiaravano Gerusalemme capitale di Israele, anche se poi nessuno aveva mai portato a termine il progetto. Proprio per evitare le conseguenze che stanno avvenendo in queste ore. Ed ha ricordato di aver mantenuto una delle sue promesse elettorali. Non si vede una soluzione rapida a questa crisi oramai innescata. Del resto, come disse Roberto Benigni in un suo spettacolo di molti anni fa, quello che viene chiamato “Terra santa” è da sempre uno dei luoghi più “indemoniati” del mondo.

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@MassimoSilla_