Totò Riina, morto a 87 anni lo storico boss di Cosa Nostra
Si è congedato dal mondo, portando con sé parte dei suoi segreti, Totò Riina, storico boss della mafia siciliana che, all’età di 87 anni, si è spento alle 3.37 di oggi nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma.
Malato da tempo e in condizioni sempre più gravi (tanto da indurre i suoi legali a richiedere un differimento di pena per motivi di salute, istanza successivamente respinta dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna con la motivazione che Riina godeva di “estrema attenzione e rispetto della sua volontà, al pari di qualsiasi altra persona che versi in analoghe condizioni fisiche”), il padrino di Corleone è stato sottoposto a due operazioni nelle ultime due settimane, per poi entrare in coma e non uscirne più per cinque giorni.
Ieri, quando le condizioni cliniche di colui che, secondo gli inquirenti, era ancora il capo di Cosa Nostra, erano notevolmente peggiorate, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario con il boss.
Lucido teorico della violenza e dell’inganno sistematico, irredimibile fino alla fine, Totò Riina era in carcere dal 15 gennaio 1993 e viene ricordato per decine di omicidi, stragi, come quella di viale Lazio, e per gli attentati del 1992, che tolsero la vita a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone.
Ed è stata proprio la sorella dello storico magistrato antimafia, nell’ultima ora, ad esprimere il proprio pensiero, ai microfoni dell’Ansa, sulla morte di Riina: “Non gioisco per la sua morte ma non posso perdonarlo. Come mi insegna la mia religione avrei potuto concedergli il perdono se si fosse pentito, ma da lui nessun segno di redenzione è mai arrivato”. “Per quello che è stato il suo percorso mi pare evidente che non abbia mai mostrato segni di pentimento” ha aggiunto Maria Falcone, ricordando “le recenti intercettazioni in cui gioiva della morte di Giovanni”.
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