Anniversario Bataclan, due anni fa le stragi di Parigi
Era il 13 novembre del 2015 quando la Francia fu colpita al cuore da “un’unità terroristica di ampiezza inedita”. Durante quella che viene tristemente ricordata come “la notte del Bataclan” persero la vita 130 persone, mentre oltre 400 rimasero ferite, colpevoli solo di essere andati ad assistere ad un concerto o di trovarsi nei pressi dello Stade de France. A due anni dal terrore la Francia fa i conti con un clima di quasi perenne tensione con continue allerte terrorismo che si succedono con cadenza settimanale, clima che convive con il quotidiano sforzo di “tornare alla normalità” e vivere senza paura.
Dopo i più cruenti attacchi di Nizza e nella chiesa di Rouen nel luglio 2016, con l’ultimo episodio lo scorso lunedì a Blagnac, nella banlieu di Tolosa, l’apprensione è tornata alta e lo spettro di nuovi attacchi decisamente concreto. Proprio nelle ultime ore, inoltre, è stata aperta un’indagine contro otto persone arrestate in Francia con il sospetto di voler compiere un attentato. Si tratta di «un gruppo d’individui in contatto su reti di comunicazione protette e che tenevano discorsi estremamente violenti, evocando un passaggio all’azione nei prossimi mesi, con dei bersagli indeterminati fino al momento in cui siamo intervenuti» ha spiegato il procuratore della Repubblica di Parigi. Fra i temi di preoccupazione che segnano l’anniversario, figura anche l’ipotesi di un ritorno progressivo di “foreign fighters” francesi, dopo le sconfitte del Daesh in Medio Oriente.
Mentre la Procura antiterrorismo e i servizi segreti transalpini continuano a non abbassare la guardia, dall’altra parte i francesi cercano di far rimarginare le dolorose ferite, così a due anni dalla strage, il teatro del Bataclan sta lentamente tornando ad essere uno dei templi mondiali della musica, dopo che alla vigilia del primo anniversario dell’attacco un live di Sting tentò di celebrare la rinascita del teatro con un concerto intimo e toccante, ma, come ricorda il dirigente Jules Fruton “l’atmosfera era ancora troppo carica di dolore e di rabbia”. Tra i sopravvissuti di quella tragica notte, molti hanno scelto di incidersi un segno sulla pelle per ricominciare a vivere: una forma di terapia che il fotografo francese Joel Saget ha immortalato in una serie che pubblica in occasione del secondo anniversario dell’attentato. “Ho navigato nel sangue, ricoperta di corpi. Sono stata imbevuta di vittime e ho avuto la sensazione di camminare con dei corpi sulle spalle”, racconta Laura Leveque, 32 anni. Quella sera era al Bataclan e per questo si è fatta tatuare sulla spalla un enorme corvo, un serpente che si morde la coda “per rappresentare il ciclo della vita e della morte e dei fiori che crescono sul campo di battaglia”. Sophie invece si è ritrovata una pallottola nella gamba: la cicatrice ora è nascosta da una enorme “catrina” messicana che si affaccia sulla sua coscia. Sono solo alcune delle storie dei sopravvissuti agli attentati del 13 novembre, per tutti loro, dopo quella tragica notte, il tatuaggio è diventato un segno per ricordare e sopportare il dolore.
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