Dia de los muertos: in Messico la morte celebra la vita [GALLERY]
La morte, al pari della vita, fa parte del ciclo naturale di ogni essere vivente; c’è chi la associa alla conclusione definitiva del proprio percorso, chi la vede come una liberazione, chi, come Durkheim, ne ha studiato la scelta deliberata come avvenimento sociale. Nella cultura occidentale la morte è esorcizzata ed associata a qualcosa di brutto, ma senza di essa la vita non avrebbe il valore unico ed assoluto di cui è pregna e dopotutto affrontare la vita con ironia, anche il dolore di una perdita, aiuta, paradossalmente, a prendere la vita realmente sul serio. In Messico questo concetto è ben chiaro a tutti i cittadini che ogni anno celebrano il Dia de Los muertos come un vero e proprio inno alla vita, quest’anno più che mai dato che tutte le sfilate avvenute durante questo giorno di festa sono state dedicate alle vittime del terremoto di magnitudo 7.1 che ha colpito il Paese durante il mese di settembre.
Dias de los muertos: la festa dei morti in Messico
Niente crisantemi o abiti neri il 2 novembre per i messicani, ma fiori colorati, abiti variopinti, altari addobbati a festa, offerte di cibo e danze dalle antiche radici. Ogni anno durante la giornata dedicata ai defunti la morte in Messico si toglie il suo vecchio mantello nero per indossare piume ed abiti colorati. L’origine di questa festa affonda le sue radici nella cultura atzeca, questo popolo riteneva che l’alternarsi della vita e della morte fosse necessario per il mantenimento dell’ordine cosmico, all’epoca la festa dei morti cadeva più o meno all’inizio di agosto, le celebrazioni duravano settimane. Questa tradizione è sopravvissuta persino all’avvento della dominazione spagnola, anche se a causa della colonizzazione la celebrazione del Dias de Los muertos venne spostata al 2 novembre, secondo i culto cattolico. Anche nelle civiltà precolombiane la morte non era associata a qualcosa di negativo, ma alla rinascita. Nel corso dei secoli questa festa è entrata sempre più a far parte della tradizione messicana, caratterizzandone la cultura ed in parte il modo di pensare, tanto da essere stata proclamata nel 2003 dall’Unesco come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità in quanto è “una delle espressioni culturali più antiche e di maggior rilevanza tra i gruppi indigeni del paese.
Secondo la tradizione ogni anno tra il 1 ed il 2 novembre i defunti tornano dall’oltretomba per riconciliarsi ed abbracciare amici e parenti, per accogliere nel migliore dei modi il loro ritorno i familiari preparano dei veri e propri altari, chiamati ofrendas, addobbati con fiori, foto, liquori e quant’altro possa allietare il ritorno del defunto sulla terra. Per le strade ci sono delle vere e proprie sfilate di adulti e bambini truccati e mascherati da calacas, i tipici scheletri messicani addobbati a festa. Durante il Dia de Los muertos per le vie della città vengono coinvolti anche i turisti in balli e parate, è facile anche imbattersi in usci adornati con cibo, bevande e coperte per far si che il defunto possa rifocillarsi durante la sua visita ai cari. Gli altari –ofrendas– vengono allestiti nei locali, nei luoghi pubblici e anche dentro casa, ce ne sono di vario tipo: dai più semplici adornati con addobbi floreali e regali, ai più elaborati con tanto di sculture che raffigurano il defunto. Un cosa accomuna tutti gli altari: viene sempre messo a disposizione della persona morta la sua attività preferita, che si tratti di una bevanda, di un cibo o di un vizio in particolare. Dalle maschere agli oggetti più disparati, durante il Dia de Los muertos vengono decorati centinaia di teschi, piccoli calaveras di zucchero colorato sono dei dolcetti tipici regalati durante questa festa. Un’altra prelibatezza tipica di questa festa è il pan de muertos, una pagnotta dolce ricoperta con due strisce di glassa che viene depositata sugli altari o sulle tombe dei defunti per far si che questi possano fare uno spuntino durante il loro viaggio di ritorno nell’aldilà.
I fiori più utilizzati per gli addobbi sono i cempasúchil, soprannominati Flor de muertos. I loro petali arancioni vengono sparsi sulla strada tra le tombe e le case per indicare alle anime la via del ritorno. Nel giorno dedicato ai morti c’è anche un pizzico di romanticismo: i fidanzati si scambiano bare di zucchero contenenti uno scheletro che porta il nome della dolce metà, così da giurarsi amore eterno. Ad allietare turisti e cittadini il 1 ed il 2 novembre per le strade della città ci pensano i mariachi, menestrelli messicani che di sera suonano attirando i turisti e durante il giorno cantano davanti alle tombe le canzoni preferite dei defunti sotto commissione dei familiari.
Ma la vera protagonista del Dias de los muertos non poteva che essere lei, la morte personificata da La Catrina -la donna elegante-. Originariamente questo scheletro ben vestito era una caricatura delle signore dell’alta borghesia messicana di fine Ottocento, la sua figura venne resa famosa da José Guadalupe Posada, incisore messicano che con La calavela de la Catrina voleva fare satira sulla vita della borghesia sotto il regno di i Porfirio Diaz. Personaggi vestiti da Catrina non mancano mai durante i festeggiamenti, quasi fosse un memento per i vivi a godersi la vita.
Festeggiare chi se ne va è forse l’onorificenza più nobile che i vivi possano mettere in atto, la consapevolezza che il popolo messicano ha acquisito circa la morte li aiuta sicuramente a godersi la vita terrena. Il Dias de Los muertos, oltre ad essere una festa che da secoli unisce questo popolo nella gioia dei festeggiamenti veicola un valore molto importante: godersi la vita senza demonizzarne la fine, anzi, celebrandola in onore di chi ci ha lasciato forse solo apparentemente.
Tutti i diritti delle foto sono riservati a Cristina Cosmano.
Vai alla homepage di LineaDiretta24
Leggi altri articoli dello stesso autore
Twitter: @amiraabdel13