Hamilton quattro volte iridato: leggenda della F1 o pilota sopravvalutato?
HAMILTON QUATTRO VOLTE CAMPIONE DEL MONDO – Il GP del Messico ha incoronato Lewis Hamilton campione del mondo per la quarta volta. Al netto di un Gran Premio che si è contraddistinto, ancora una volta, per la partenza al limite di Verstappen (ormai è palese, dopo il post su twitter di Jos della scorsa settimana, chi ci sia dietro all’astio di questo pilota verso il mondo Ferrari), per l’ennesimo errore al via, seguito dal solito sfortunato incidente per Vettel, e dalla serena rimonta dello stesso Hamilton.
Volendo tagliare corto sulle inevitabili polemiche del contatto alla partenza, mi limito a dire che Verstappen non potrà permettersi di essere sempre così avventato. Oggi non lotta per nulla e un ritiro in più o in meno non gli cambia la vita, ma un domani, quando si troverà a dover soffrire per ogni punto, dovrà necessariamente diventare cauto e quando succederà, gli auguro unicamente di non trovarsi poi in lotta con un Vettel o un Ricciardo privi di obiettivi, perchè in quel caso, un viaggio fuori dalla pista non glielo toglierà nessuno. Chi semina vento…
Vettel e la Ferrari, dal canto loro, hanno fatto il massimo. Le controverse decisioni sul fondo e sul consumo di olio dei propulsori li hanno messi con le spalle al muro dopo una stagione sempre all’attacco, obbligandoli a rischiare il tutto per tutto nel tentativo di continuare a dare battaglia alle Mercedes, e finendo per trovarsi con un pugno di mosche. Il rischio valeva la candela, e, con il senno di poi, la responsabilità di questo noioso finale di stagione è tutta da attribuire alla Federazione e alle sue assurde regole. Prima saranno epurati dalla nuova proprietà americana, meglio sarà per tutto il movimento.
HAMILTON, LEGGENDA DELLA F1? – Quello su cui voglio realmente soffermarmi è l’ingresso di Hamilton nell’Olimpo della F1 moderna. Questo pilota è davvero degno di essere accostato, per talento e risultati, ai vari Schumacher, Senna, Fangio? A guardare i risultati ottenuti in carriera, le pole position (72, record assoluto di tutti i tempi) e per le vittorie (62, dietro solo a Shumy), sembrerebbe proprio non esserci storia. Hamilton è probabilmente tra i primi cinque piloti di tutti i tempi. Se però andiamo ad analizzare nel dettaglio la sua carriera e alcune contingenze, alcuni dubbi riguardo ai suoi risultati rimangono.
La sua percentuale di vittorie è di 62 su 206 GP disputati, ovvero il 30%. Senna ad esempio ha una percentuale di vittorie del 25,30 % (41 su 162). Schumacher è al 29,5%. Sulla percentuale di vittorie, assolutamente nulla da dire, Hamilton è un fuoriclasse indiscusso. Un dato però molto interessante è quello sui punti totali in carriera. Hamilton ha fatto 2.580 punti. Se sommiamo tutti i punti fatti dai suoi compagni di squadra, scopriamo che questi, in carriera, a parità di macchina, hanno realizzato 2.313 punti. E nel conto ci sono anche dichiarate seconde guide, come Bottas o Kovalainen.
Se prendiamo le stagioni con Alonso, Rosberg e Button, scopriamo che Hamilton ha fatto 2100 punti contro circa 2000. 120 punti sono un distacco tra cinque vittorie e altrettanti ritiri. Non una differenza così abissale in realtà. I compagni di Hamilton, quando sono state prime guide, hanno sempre fatto bene quasi quanto lui, segno evidente di una forza intrinseca alla scuderia. Hamilton poi, ha perso sempre almeno un confronto diretto con il compagno di squadra, ogni volta che questo non è stato una seconda guida (Button 2011 e Rosberg 2016). Senna, in carriera, ha perso il confronto con il compagno di squadra una sola volta, ovvero contro Prost nel celebre mondiale del 1989, a seguito di un controverso incidente. In quanto a punti Senna ne ha fatti 610, contro i 352 dei suoi compagni di squadra. Quasi il doppio! Schumacher poi ne ha fatti 1556, contro i 1121 dei suoi compagni di squadra e molti di questi sono arrivati a inizio carriera o quando si è dedicato allo sviluppo della Mercedes negli ultimi anni della stessa, ma anche per il tedesco vale il discorso seconde guide quando dominava in Ferrari.
QUATTRO MONDIALI, TUTTI MERITATI? – Anche sui 4 mondiali vinti poi, bisogna aprire una parentesi. Il primo titolo arriva nel 2008, ai danni del ferrarista Felipe Massa. Vittoria arrivata per un solo punto, con un sorpasso all’ultimo giro nel GP del Brasile ai danni di Glock, lentissimo in pista a causa delle gomme sbagliate. Un gran bel successo, figlio anche di una Ferrari senza ordini di scuderia, che ha permesso ai propri piloti di togliersi preziosi punti a vicenda. Gli altri titoli sono arrivati tutti grazie all’indiscusso dominio tecnico della Mercedes sulle altre scuderie. Non che questo tolga qualcosa al talento del pilota britannico, ma i record, le pole, i numeri sono arrivati tutti quanti con una macchina mostruosamente superiore a tutte le altre. In questo clima molto agevole sono arrivate sia la sconfitta con Rosberg che il confronto con la Ferrari di quest’anno, segnato dalle assurde decisioni della Federazione. Far correre gli ultimi GP ad Hamilton con un motore in grado di bruciare più olio, in qualche modo inficia il risultato dello stesso.
In conclusione mi sento di affermare che Hamilton possa essere considerato già oggi uno dei più grandi piloti dell’era moderna, al pari di Vettel è sicuramente nei primi dieci, ma ancora lontano dalla vetta a cui vorrebbe arrivare. I dati, i numeri e la sua storia, descrivono un pilota dotato di immenso talento, ma poco incline al lavoro e alla fatica. Forse il pilota più forte di tutti i tempi quando tutto gira bene, ovvero con la macchina più veloce, con un compagno di squadra affidabile, con delle condizioni a lui favorevoli, ma poco propenso a reggere la pressione o trasformare un team perdente in uno vincente. Hamilton non sembra avere nè la tempra di Senna, nè la capacità di costruire una dinastia attorno a sé come fu per Schumacher. Per questo motivo spero di vederlo andare in una scuderia che non gli fornisca immediatamente una macchina per vincere (un po’ come ha fatto Vettel andando in Ferrari) e scoprire se è in grado di portarla al successo negli anni, come sviluppatore oltre che come “Hammer”.
Questa è la grande sfida di Hamilton per i prossimi anni, per dimostrare di valere davvero un posto nell’Olimpo della F1.
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