Salvini, Maroni, Zaia: indipendentisti allo sbaraglio

Maroni, Zaia, Salvini, ecco i vincitori del nulla; è arrivato il momento di fare chiacchiere inutili e di colpo politici di cui le cronache si erano praticamente dimenticati, nonostante il loro peso specifico, tornano a conquistarsi le prime pagine dei giornali, grazie alla recente consultazione referendaria. Il presidente della Lombardia, Bobo Maroni si accontenta di dimezzare il “residuo fiscale“, un concetto quasi impalpabile, usato con faciloneria e in modo volontariamente scorretto, per far sembrare che l’Italia campi alle spalle dei buoni lavoratori lumbard, cosa evidentemente falsa. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, chiede di cambiare la costituzione per avere lo statuto speciale, nientedimeno. Il governo ha già detto che ci saranno trattative, che ci si siederà intorno ad un tavolo, ma alla fine crediamo che ci si limiterà a delle chiacchiere dato che tutte le pretese dei governatori sembrano un pelo eccessive. Ora dopo il referendum questo si, davvero populista, questi soggetti che vestono i panni dei rivoluzionari pur essendo stati al potere costantemente per decenni, passano all’incasso mediatico, che crediamo sia il loro vero interesse.

Già si propone Zaia candidato alla presidenza del consiglio e infatti le elezioni politiche, quelle vere, incombono, e in qualche modo bisogna vincerle, quindi si inizia a battere sul tamburo della propaganda: Roma ladrona in salsa politically correct, con Maroni e Salvini che danno lezioni di democrazia con le loro belle chiavette referendarie, una barzelletta! Dopo non aver nemmeno raggiunto un quorum minimo, festeggiano una vittoria che evidentemente non c’è stata; da quando in democrazia si festeggia la vittoria della minoranza?

Roberto Maroni, parlamentare per 5 legislature, due volte ministro dell’interno e per per ben 5 anni ministro del lavoro e delle politiche sociali, sa bene che non si va da nessuna parte: sa bene che un’eventuale indipendenza sarebbe una catastrofe di proporzioni inaudite per la sua regione e che i margini per il discorso fiscale sono risicatissimi, ma almeno è tornato a vestire i panni dello statista, dato che quelli di presidente della sua regione evidentemente gli stanno stretti. Se Maroni non ha nemmeno avuto un’investitura popolare Luca Zaia invece ce l’ha avuta. Lui ha avuto una maggioranza notevole, ma al contrario dei lombardi non ha proprio tanto da lamentarsi riguardo al tema del gettito fiscale, quindi? Quindi in questa storia sta lanciando se stesso, altro che gli interessi dei veneti; siede su una poltrona da amministratore pubblico da 20 anni ininterrottamente, sia a livello locale che nazionale, e forse inizia davvero a prendere in considerazione la possibilità di poter essere il candidato del centrodestra alle elezioni, facendo le scarpe all’impresentabile Matteo Salvini.

Ovviamente per coprire la demagogia delle argomentazioni e la nullità della proposta politica, ci si sciacqua la bocca coi referendum (che in Lombardia comunque ha avuto un’affluenza di solo il 38,26%) e con le votazioni, come se nelle dittature non si voti regolarmente.

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