Afghanistan, Isis rivendica l’ attentato alla moschea di Kabul

È stato rivendicato dall’ Isis l’attentato alla moschea di Kabul in cui hanno perso la vita almeno 30 persone mentre altre 45 sono rimaste gravemente ferite. Un giorno di violenza inaudita e feroce in Afghanistan, con due attacchi kamikaze organizzati nelle due moschee sciite più importanti del Paese, rispettivamente nelle città di Kabul e Ghor. Il quotidiano britannico Independent riferisce che l’ Isis avrebbe già rivendicato la paternità dell’attentato suicida contro i cosiddetti “politeisti”, termine dispregiativo usato dai miliziani jihadisti in riferimento alla minoranza sciita perlopiù di etnia Hazara (circa il 20% della popolazione afghana).

L’attentato alla moschea di Kabul, il resoconto delle Nazioni Unite

Attentato alla moschea di Kabul

Il testimone oculare Ali Mohammad fa sapere che, durante la preghiera, erano presenti nella moschea sciita “Imam Zaman” molti fedeli, tra i quali donne e bambini. Poco dopo un’altra esplosione ha colpito una moschea sunnita nel distretto di Dolaina, nella provincia nord-occidentale di Ghor, uccidendo almeno 33 persone. L’attacco suicida che ha colpito Kabul è l’ultimo di una serie di attentati volti a colpire la minoranza sciita dell’Afghanistan. Un resoconto stilato dalle Nazioni Unite ha reso noto che, dall’inizio del 2017, sono stati uccisi 84 musulmani sciiti mentre altri 194 sono stati gravemente feriti. Gli estremisti sunniti infatti hanno organizzato in modo meticoloso ogni attacco suicida, focalizzando il loro interesse sulle moschee sempre frequentate e gremite di fedeli, sulle cerimonie  e sulle festività religiose.

L’attacco alla moschea sciita di Kabul è stato fortemente condannato da Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, il quale ha espresso le sue più sentite condoglianze ai familiari delle vittime e la sua profonda solidarietà al già martoriato popolo afghano, auspicando al contempo la cessazione del crescendo di violenza e l’inizio del dialogo tra le parti. Un dialogo che sembra sempre più lontano e difficile da raggiungere, continuamente minato alla base non solo dalla presenza incalzante dei miliziani della jihad islamica sul territorio, ma incrementato dalle sanguinose lotte intestine che intercorrono tra i Talebani e l’Isis.

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