Bluff Napoli: perchè la squadra di Sarri non è la corazzata che tutti credono
IL GRANDE BLUFF NAPOLI – Ultime 20 partite di Serie A: il Napoli ne ha vinte 18 e pareggiate due. Ha realizzato 60 gol e ne ha subiti 16. Una vera e propria corazzata, in grado di iniziare l’ultimo campionato con lo strabiliante record di 8 vittorie su 8, punteggio pieno e +5 sui rivali della Juventus. Proprio in questo momento, così propizio ai partenopei, le cui lodi vengono tessute da tutte le testate giornalistiche e sportive, ho deciso di scrivere il mio pezzo controcorrente e spiegare perché, secondo me, siamo davanti a un grande bluff Napoli.
Si dice sempre che la squadra di Sarri sia una macchina perfetta. Che abbia trovato la quadratura del cerchio nella conferma integrale di una rosa già estremamente competitiva, ormai rodata nel soddisfare le aspettative del proprio tecnico. Tecnico che è uno degli ultimi veri uomini di campo, non un grande manager all’inglese, non un comunicatore sopraffino, sicuramente non una figura a metà tra un motivatore e un abile tessitore di rapporti con le società. Sarri è tutto il contrario di questo. È un uomo abituato al lavoro, al sudore, a proporre una sua idea di gioco e a difenderla anche a costo di passare per idealista o testardo. Tutto questo è chiaramente un pregio, finché le cose vanno bene. Perché, come sta dimostrando lo stesso Conte al Chelsea, o Ranieri al Leicester, i calciatori sono animali strani, pronti a darti l’anima in un determinato momento della loro carriera e pronti a voltarti le spalle un secondo dopo, appena raggiunti gli obiettivi che si erano prefissati. Da questo punto di vista il progetto Napoli sembra già a un bivio. O si vince quest’anno, oppure le idee dell’integralista Sarri inizieranno a non sembrare più così rivoluzionarie. I carichi di lavoro saranno sempre più pesanti. I lunghi ritiri verranno visti come una punizione. Lo spogliatoio, se non vince qualcosa, comincerà a sentire quella sgradevole sensazione di non aver vinto nulla in un ciclo in cui ha dato tutto, e i giocatori all’ultimo grande contratto della carriera come Mertens e Hamsik, potrebbero cercare altrove i successi che non sono arrivati a Napoli.
Nel caso che invece Sarri riuscisse a vincere, a maggior ragione, il gruppo considererebbe di fatto concluso il proprio ciclo azzurro, e gli stessi giocatori andrebbero fuori a cercare maggiori fortune consci di aver dato e ottenuto il massimo in una piazza come Napoli. Per il Napoli quindi questa è la stagione del “la va o la spacca”, un solo colpo in canna e poi via con un nuovo ciclo. La prima grande incognita su questa stagione, che ci spinge a ipotizzare un grande bluff Napoli, è proprio la pressione di essere davanti all’ultima possibilità. Pressione a cui molti giocatori e lo stesso tecnico non sono di certo abituati e che potrebbe manifestarsi dalla seconda metà in poi del campionato.
BLUFF NAPOLI: PREPARAZIONE E ROSA, DUE INCOGNITE – Il secondo punto di incognita è rappresentato dalla preparazione atletica effettuata questa estate dagli azzurri. Sembra evidente che il Napoli abbia posto la qualificazione in Champions al primo posto dei propri obiettivi, impostando un lavoro atletico diverso da tutte le altre squadre della Serie A. Niente tournée estive in cerca di guadagni. Calciomercato completato nella prima parte della sessione, in modo da garantire al tecnico tutti i giocatori a disposizione. Tre settimane di ritiro vecchio stile. Una ricetta che gli ha permesso di imporsi nel preliminare e di dominare le prime 8 giornate del campionato di Serie A. Il problema è che, fisiologicamente, nessuna preparazione è perfetta. Esistono sempre dei cali fisiologici. Ogni tecnico imposta il lavoro in modo da ottenere dei picchi di forma. Allegri, ad esempio, sacrifica spesso i propri avvii di stagione, per raggiungere la condizione ideale a marzo, quando arrivano le sfide decisive di campionato e Champions. Ricetta che gli ha permesso di ottenere due finali europee e di vincere svariati scudetti consecutivi. Il Napoli, tra marzo e aprile si troverà ad affrontare Roma, Inter, Milan, Juventus, nell’arco di un mese e mezzo. Sarà quello il vero ago della bilancia dei sogni di gloria partenopei.
La terza, enorme, incognita è rappresentata dalla rosa. Nessuno discute la qualità dei giocatori del Napoli. Reina, nonostante qualche pecca tra i pali, resta forse il portiere di maggior carisma dell’intero campionato. Koulibably e Albiol compongono una perfetta coppia di centrali, fatta di fisicità, piedi buoni e ottima intesa. Il centrocampo è tecnico e di quantità, e davanti Hamsik, Mertens e Insigne sono uno spauracchio per ogni difesa. Il problema però sembra essere in una rosa non ampissima. Il grande bluff Napoli passa anche dalla consapevolezza che in caso di infortunio, ci sono giocatori che non sono sostituibili. La seconda rottura del crociato del povero Milik ha lasciato Sarri praticamente senza riserve in attacco. Se dovesse succedere qualcosa a Mertens, non riusciamo a immaginare chi possa prenderne il posto. Stesso discorso per Hamsik, o per i due esterni bassi. L’unico reparto che sembra davvero completo e con sostituti all’altezza è il centrocampo. Ovviamente questo problema può essere risolto a gennaio, con un grande sforzo sul mercato che porti in dote giocatori di livello per completare la rosa. Ma anche in quel caso, i nuovi avrebbero bisogno di tempo per integrasi in un gruppo così coeso. Una situazione non facile che rischia di diventare un ulteriore motivo di fallimento.
LA SERIE A, UN CAMPIONATO IN DECLINO – Tra tanti dubbi, c’è però un elemento che equilibra i piatti della bilancia dalla parte del Napoli, ovvero l’evidente declino che sta affrontando il nostro campionato. Il livello medio delle squadre è calato enormemente, e i record di punti e gol si sprecano di stagione in stagione. Squadre come Benevento, Verona, Crotone, Spal, rendono la corsa salvezza una mera formalità per una decina di formazioni almeno che già a gennaio perdono qualsivoglia interesse nel competere. La nostalgia aumenta ancora facendo un rapido raffronto tra la serie A che fu e quella che è. Nel 2001, il Parma, quarto classificato, poteva contare su una difesa composta da Buffon, Cannavaro e Thuram. L’Inter, sesta, su Ronaldo, Vieri e Seedorf. Oggi la quarta forza del campionato, la Lazio, gioca con Bastos e De Vrij, Mentre la sesta, la Sampdoria, ha in attacco Quagliarella e Zapata. Un livello che è letteralmente precipitato e che diventa la base su cui compiamo paragoni assolutamente azzardati.
Le squadre italiane poi, specialmente quelle di mezza classifica, lungi dall’avere la sportività e l’agonismo intrinseco della Premier League, preferiscono concedere facili vittorie in cambio magari di qualche ipotetico ritorno, come potrebbero essere delle corsie preferenziali per prestiti o scambi di giocatori vantaggiosi per tutti. La prima regola è sempre quella di non farsi nemici e non mettere troppo i bastoni tra le ruote a chi compete per i primi posti. La Serie A è diventata in questo modo un campionato estremamente noioso, in cui gli unici scontri che decidono le posizioni di vertice sono gli scontri diretti. In questa mediocrità basta un Napoli appena sufficiente per ottenere facili e larghe vittorie. Se il Napoli riuscirà ad arrivare integro e in forma agli scontri diretti, questo potrebbe davvero essere il suo anno, altrimenti, potremo almeno vantarci di essere stati i primi, in un momento in cui tutti ne elogiavano la perfezione, a parlare del bluff Napoli.
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