Attico del Cardinal Bertone. Il giallo delle doppie fatturazioni

Attico del Cardinal Bertone. Ha avuto inizio il processo per la vicenda della ristrutturazione del lussuoso attico. Inizialmente destò scalpore, scatenando l’ironia della rete, la grandezza della residenza assegnata a porporato al terzo piano di Palazzo San Carlo, accanto alla residenza del Papa. L’ironia crebbe quando trapelò che durante il party per il compleanno del pio uomo venne servito del tartufo bianco d’Alba che il Cardinale, da bravo piemontese, sa apprezzare. Poi destò scalpore il costo dei lavori che venero effettuati per rendere l’attico del Cardinal Bertone degno dell’illustre ospite. Ben 422 mila Euro. Del resto vivere in 700 mq ha i suoi costi. Poi uscì il libro “Avarizia” del giornalista Emiliano Fittipaldi dal quale emerse che i lavori erano stati pagati con i fondi dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù. E l’ironia lasciò il posto all’indignazione. E la risposta stizzita del Cardinale, che affermò che avrebbe poi restituito quel denaro, non placò affatto l’indignazione, che crebbe ancora in quanto non si capiva per quale ragione chi aveva fatto voto di povertà potesse disporre di cifre simili e soprattutto, se pur avesse avuto in dono quei soldi non li avesse impiegati in opere caritatevoli ma per poter vivere nel lusso. Ma a prescindere dalle valutazioni morali che ognuno di noi può fare, sono emerse poi delle stranezze contabili che in questa vicenda dell’attico del Cardinal Bertone fanno ravvisare dei reati per i quali ora è stato istituito un processo. In quanto dall’inchiesta avvenuta poi all’interno dello stesso Stato Vaticano le spese sarebbero state molte di più, i soldi restituiti dal Cardinale sarebbero stati di una cifra inferiore a quella spesa, e che le fatture sono state pagate due volte. Dalla Fondazione Bambin Gesù e dal Governatorato dello Stato Vaticano, e proprio l’uomo alla guida della sezione edilizia della Direzione dei servizi tecnici del Governatorato, Marco Bargellini, è stato interrogato dagli inquirenti ed ha affermato che il Governatorato anticipò totalmente il costo della ristrutturazione. Lo stesso Bargellini ha affermato di ignorare totalmente che i lavori erano stati pagati anche dalla Fondazione Bambin Gesù.

 

attico del cardinal bertone
Il famigerato attico

Nel lungo interrogatorio al quale è stato sottoposto, Bargellini ha anche affermato che gli sembrò alquanto inusuale che per la ristrutturazione dell’attico del Cardinal Bertone fosse il Cardinale stesso ad indicare i lavori da svolgere e le Ditte da contattare per i lavori in quanto l’appartamento, anche se assegnato a lui, restava di proprietà del Governatorato.  Strano anche che il porporato si sia assunto poi l’impegno di pagare in un secondo tempo. In ogni caso l’ex Presidente della Fondazione Bambin Gesù, Giuseppe Profiti che è stato accusato di peculato, aveva affermato che queste accuse erano false in quanto la Fondazione avrebbe semplicemente cofinanziato i lavori. Loro si sarebbero occupati dell’appartamento ed il Governatorato della parte comune del palazzo. Ma i conti non tornano. Il Governatorato aveva versato alla ditta “Castelli Re” di Gianantonio Bandera, che verrà interrogato ai primi di Ottobre, 354mila euro per il rifacimento dell’abitazione e 179mila per la terrazza. Ma risulta anche che la Fondazione Bambin Gesù abbia versato ad un’altra ditta di Bandera, la “Lg Contractor”, 422mila euro per il solo appartamento. Se sono stati pagati questi soldi dove sono finiti? Ed a che titolo sono stati pagati? Perché il Cardinale ha scelto proprio le ditte di Bandera? E come hanno fatto le ditte di Bandera a fallire dopo questo fiume di denaro? Una vicenda imbarazzante per lo stato guidato da Bergoglio che ha scelto il nome del poverello di Assisi. Anche se si riuscisse a far luce su questi ingenti movimenti di denaro la vicenda dell’attico del Cardinal Bertone è imbarazzante per la Santa Sede per le implicazioni morali. Delle quali il buon Tarcisio non è mai sembrato preoccuparsi troppo, affermando che poi i soldi li ha restituiti. Evidentemente il mestiere cardinalizio è ben pagato. Affermò anche che in fondo 700 mq non sono poi tanti se si deve condividere l’appartamento con delle suore. Perché in fondo è anche giusto che ognuno abbia il suo spazio per evitare imbarazzanti violazioni delle privacy. Ed il porporato non ci sta a passare per un privilegiato. A suo dire ci sono almeno 30 Cardinali che hanno case più grandi della sua. Apprezzabile quindi la frugalità per la quale ha accettato di vivere in uno spazio più angusto di tanti suoi colleghi. Il Santo Padre non ha preso bene la vicenda e si spera che il processo riuscirà a chiarire tutti gli aspetti legali. Per quelli morali si spererà nel tempo che passa e tutto fa dimenticare.

 

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@MassimoSilla_