Boxe: è morto Jake LaMotta, il pugile ‘scatenato’ [VIDEO]
Il “Toro del Bronx” è morto. Jake LaMotta, l’ex pugile italo-americano cresciuto nel Bronx, si è spento all’età di 95 anni a causa delle complicazioni di una polmonite.
Nato a New York il 10 luglio 1921 da padre siciliano e madre ebrea, Jake LaMotta – all’anagrafe Giacobbe La Motta – è stato campione del mondo dei pesi medi dal 1949 al 1951. Con 102 incontri disputati, un record di 83 vittorie (30 per k.o.), 4 pareggi e 19 sconfitte, il “Toro del Bronx” – così veniva soprannominato – nella sua vita, ha fatto sognare gli appassionati del mondo boxe. Noti i suoi innumerevoli incontri con Sugar Ray Robinson, tanto che LaMotta una volta affermò di aver “incontrato «Sugar» Ray così tante volte, che è un miracolo che non sia diventato diabetico”. Ma il loro sesto incontro non fu così dolce: andato in scena il 14 febbraio del 1951, passò alla storia come il ‘massacro di San Valentino’ (a causa della violenza dello scontro) e consegnò il titolo a Robinson.
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Un ‘Toro scatenato’, come recita il titolo del film di Martin Scorsese sulla vita dello sportivo (interpretato da Robert De Niro e che gli valse l’Oscar come migliore attore), Jake lo fu sul serio: sopra le righe, destinato a far parlar di sé, un uomo dal carattere impossibile, ebbe sei figli da sette mogli diverse. Ed è stata proprio la sua ultima compagna – Denise, di trent’anni più giovane di lui – a divulgare la notizia della morte del pugile al sito Tmz. In un’intervista all’Ansa nel 1981 Jake si descrisse in questi termini: “Chi sono? Vivo a Manhattan, passeggio per le strade, se entro in un ristorante decoroso la gente dice: ‘Quello è Jake LaMotta’. Compaio in televisione, nei film. La gente dice: ‘Era il cmpione dei pesi medi. Ha battuto Sugar Ray Robinson’. Ma se guardo indietro quegli anni lontani, mi chiedo: chi sono? Rivedo un ragazzo d’aspetto piuttosto gradevole, a parte quello sguardo torvo sul viso, ma questo era trent’anni fa, prima che il mio naso assumesse l’aspett di un raccordo anulare. Prima che prendessi trentamila pugni. Prima di andare in riformatorio. Prima della prigione”.
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