Abolizione dei vitalizi: il PD evita la calendarizzazione in aula
La storia è vecchia come il mondo: l’abolizione dei vitalizi. Ridotti a “pensione dei deputati e senatori” nel 2011 dal governo Monti e così adeguati al sistema di calcolo contributivo dei dipendenti pubblici, oggi i vitalizi continuano a destare scalpore tra gli scranni di Montecitorio. All’attacco il Movimento 5 stelle pronto a discutere subito in Senato il ddl Richetti per l’abolizione degli stessi, dall’altra il Partito Democratico più cauto sulla questione pensioni d’oro.
COSA SONO I VITALIZI – Aboliti di fatto nel 2011, sull’onda dell’indignazione anti casta, oggi non è più corretto parlare di vitalizi e il termine andrebbe sostituito con “pensioni”. Il governo Monti ha infatti sostituito gli ex emolumenti adeguandoli al sistema di calcolo contributivo. Da qui secondo i conti effettuati dalla Camera, attualmente «un deputato eletto nel 2013, quando aveva 27 anni, che cesserà il suo mandato nel 2018 senza essere riconfermato per il secondo, percepirà nel 2051 (a 65 anni) una pensione compresa tra i 900 e i 970 euro al mese […]. Se, invece, l’onorevole eletto sempre nel 2013 a 39 anni, sarà riconfermato fino al 2023, con due legislature alle spalle potrà andare in pensione nel 2034 (a 60 anni) incassando circa 1.500 euro al mese. Entrambe le simulazioni ipotizzano che i contributi accantonati nell’arco della carriera parlamentare dai due ipotetici deputati siano gli unici versamenti effettuati nell’intera vita lavorativa». Tuttavia, i requisiti per ottenere la pensioni sono rimasti gli stessi: 5 anni di legislatura e il compimento del 65esimo anno di età. Per ogni anno in cui resta in carica oltre i primi 5, il deputato o il senatore può godere della pensione con un anno di anticipo purché l’anticipo non vada oltre il 60esimo anno di età.
COSA PREVEDE IL NUOVO DDL – Il ddl Richetti agisce e colpisce per lo più ex deputati e senatori che godono dei privilegi ante riforma Monti. La proposta è quella di introdurre nella casta politica un sistema previdenziale identico a quello vigente per i dipendenti pubblici. Altro nodo è il limite dei 65 anni, anticipabile fino al 60esimo anno di età: il neo provvedimento vuole eliminare tale possibilità. Stesso discorso verrà esteso anche a vitalizi e pensioni dei consiglieri regionali.
IL DIBATTITO – Tutto chiaro e condivisibile fino a qui, ma il problema resta sempre quello dell’iter di approvazione del disegno di legge. Da un lato il Movimento 5 stelle protesta la mancata calendarizzazione del ddl in Senato, così dice la nota dei parlamentari 5 stelle a riguardo: «Il Pd e i vecchi partiti gettano la maschera e dimostrano che non hanno nessuna intenzione di rinunciare al privilegio, infatti la decisione odierna della capigruppo di Palazzo Madama di non calendarizzare la pdl sull’abolizione dei vitalizi per l’Aula del Senato, è l’ennesima dimostrazione che la casta continua a prendere in giro i cittadini e che non ha nessuna intenzione di farsi tagliare la pensione privilegiata. Il Pd parte con il piede sbagliato perché per approvare questa proposta di legge sarebbero bastati pochi giorni. Questa decisione è una vergogna a firma Pd, che ha l’intenzione di affossare e insabbiare una proposta del Pd, che è stata approvata alla Camera solo grazie alle continue pressioni del MoVimento 5 Stelle ed è anche uno schiaffo ai molti italiani che hanno grosse difficoltà economiche». Dall’altra il PD replica che tutto si sta svolgendo regolarmente, secondo i suoi tempi naturali: «Constato che il senatore Crimi, da buon pentastellato, pensa che la politica si faccia con le falsità e le mistificazioni. Oggi, a nome del Pd, ho chiesto l’immediata calendarizzazione del disegno di legge sui vitalizi nella Commissione Affari costituzionali del Senato. E il presidente della Commissione ha fissato per domani alle 14.30 l’inizio dell’iter. Crimi sa benissimo che i disegni di legge, per approdare all’esame dell’Aula, devono essere prima esaminati e approvati nella Commissione di competenza. Dunque, il collega del M5s sta solo facendo propaganda e demagogia» ha dichiarato, Giorgio Pagliari, capogruppo dem in commissione Affari Costituzionali. Va precisato tuttavia che la calendarizzazione in commissione non comporta automatica discussione in aula, la commissione stessa potrebbe protrarre i lavori all’infinito così evitando che il provvedimento approdi per l’approvazione in Senato.
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