Morto Faccia da mostro, coinvolto nei più grandi misteri italiani

È morto Faccia da mostro, alias Giovanni Aiello, ex-poliziotto di Palermo conosciuto per essere stato al centro di molte vicende controverse nel corso della sua vita. Aiello è stato stroncato da un malore a Montauro, dove viveva da anni, mentre cercava di portare a riva la propria barca. Doveva il soprannome alla lunga cicatrice che gli sfregiava la guancia, risultato di una ferita inferta in circostanze mai del tutto chiarite, forse un’esplosione o una sparatoria.

Nel corso della sua vita è stato sospettato di moltissimi crimini rimasti irrisolti: dall’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e quello del commissario Ninni Cassarà, fino ad attentati su treni, caserme e accuse di rapporti con la mafia calabrese e siciliana. Per anni, sul suo conto sono circolate le voci più terribili, avvalorate da testimonianze secondo cui Aiello era sempre sul luogo dei delitti più misteriosi. Lui ha sempre smentito tutto, come in occasione della celebre intervista rilasciata a Repubblica: “Se avessi fatto tutto quello di cui mi accusano, lo so che ancora i miei movimenti e i miei telefoni sono sotto controllo, dovrei avere agganci con qualcuno al ministero degli Interni, ma io al ministero ci sono andato una sola volta quando dovevo chiedere la pensione d’invalidità”

Ad avvalorare le tesi contro “faccia da mostro” anche la testimonianza della figlia di un boss, che nel 2014 lo indicò come un sicario al servizio delle cosche più potenti di Palermo. Aiello, che da anni si era ritirato a vivere su una spiaggia calabrese, era coinvolto anche nelle indagini sulle trattative Stato-Mafia. In pensione dal 1977, Faccia da mostro, seppure sospettato di coinvolgimento in tanti misteri siciliani, non è mai arrivato a processo. “Giovanni Aiello è morto da innocente, da mesi la Procura di Palermo aveva archiviato le indagini a suo carico” hanno commentato gli avvocati difensori Eugenio Battaglia e Ugo Custo: “La famiglia di Aiello, dopo anni di sofferenze, non merita ulteriori atti di sciacallaggio sulla figura del parente prematuramente scomparso”.

 

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