Anna Magnani, al Vittoriano la vita e il cinema di “Nannarella”
Con il suo talento, la forte personalità e la grande capacità di portare sul grande schermo la veracità romana e l’intensità drammatica dei suoi personaggi, Anna Magnani rappresenta ancora oggi uno dei volti di Roma e del cinema più amati di sempre. Per rendere omaggio a questa figura così rilevante del cinema italiano e del Paese, oltre che per valorizzare l’identità del monumento alla Patria, la città le ha dedicato la mostra fotografica Anna Magnani, la vita e il cinema che sarà possibile visitare nella sala Zanardelli del Complesso del Vittoriano fino al prossimo 22 ottobre, curata dal giornalista e critico cinematografico Mario Sesti.
Affettuosamente chiamata Nannarella da tutti coloro che la incontravano mentre camminava per le strade dei Rioni, Anna Magnani non è stata solo una delle figure emblema della romanità cinematografica con il suo modo di ridere “sguaiato” e di esprimersi in romanesco, è stata anzi una delle poche attrici nostrane a varcare i confini nazionali: fu lei la prima attrice italiana a vincere l’Oscar nel 1956 come miglior attrice protagonista con il film La rosa tatuata, vincendo per lo stesso ruolo anche un BAFTA come attrice internazionale dell’anno e il Golden Globe come miglior attrice, oltre a diversi Nastri d’Argento e molti altri riconoscimenti. Il percorso espositivo curato da Sesti ripercorre dunque i numerosi successi cinematografici con fotogrammi delle sue magistrali e indimenticabili interpretazioni in capolavori come Roma città aperta di Rossellini, manifesto del Neorealismo in cui la Magnani è protagonista di una delle sequenze più celebri della storia del cinema; così come di Bellissima di Visconti, di Mamma Roma di Pasolini o L’onorevole Angelina di Luigi Zampa, fino alla sua ultima apparizione cinematografica del 1972 nel cameo fortemente voluto da Fellini per il suo film Roma.
Video, sonori e fotografie messe a disposizione dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dall’Istituto Luce danno la misura del suo spessore come attrice e del suo ruolo nella vita culturale e sociale del dopoguerra, della sua vita mondana ma anche di come fosse enormemente amata da attori, registi e soprattutto da quel popolo romano che nel giorno del suo funerale si è riversato in strada in massa per porgerle l’ultimo saluto come se se ne fosse andata una mamma, una sorella, un’amica, una del rione. Il percorso mette in luce anche il volto più privato dell’attrice, quello di una donna fragile, con le pesanti borse sotto agli occhi di chi ha avuto una vita difficile e ha dovuto fare i conti con un’infanzia senza genitori e un’esistenza segnata da numerosi abbandoni e delusioni d’amore. Le foto d’archivio la mostrano nell’intimità della sua casa, a tratti infelice o in una delle sue fragorose risate. Un’attrice dai mille volti diventata icona del cinema e incarnazione della città stessa, una leggenda che a oltre quarant’anni dalla sua scomparsa non smette di commuovere, di emozionare e di toccarci nel profondo con la sua impareggiabile umana intensità.
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