Austria contro i migranti: pronti a schierare l’esercito

“Penso che saranno attivati molto presto controlli alla frontiera e che sarà necessario l’aiuto di un dispiegamento dell’esercito”, questa è stata la risposta dell’ Austria contro i migranti nelle parole del ministro della Difesa Hans Peter Doskozil. Le richieste d’aiuto italiane sono state rispedite al mittente anche da Francia e Spagna, pronte a sigillare i propri porti, alla vigilia del prossimo Consiglio dell’Unione Europea Informale di Tallin. L’unico a schierarsi dalla parte dell’Italia sembra essere Donald Trump, che al telefono con Gentiloni ha lodato “gli sforzi per affrontare la rilevante crisi migratoria libica”, complimenti che però, in concreto, servono a poco.

Secondo il ministro Doskozil, fino a 750 militari saranno schierati al confine con l’Italia molto presto, ritenendo la misura indispensabile se l’afflusso migratorio non diminuirà. Non si è schierata solo l’Austria contro i migranti: l’ipotesi di far sbarcare gli immigrati soccorsi non solo nel nostro paese, ma in porti di altri Paesi Ue non trova il sostegno di Francia e Spagna, contrarie all’idea di permettere lo sbarco nei loro porti nel Mediterraneo centrale. Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato a Non confondere rifugiati e migranti economici” e a mantenere le proprie frontiere: migratorie “bisogna condurre in maniera coordinata in Europa un’azione efficace e umana che ci permetta di accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale perché fa parte dei nostri valori, senza però confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l’indispensabile mantenimento delle nostre frontiere”.

Il no agli sbarchi arriva anche dalla Spagna, che chiede una soluzione europea e che non gravi solamente sui paesi del sud Europa. Al momento, secondo i dati diffusi dal quotidiano spagnolo El Pais, l’emergenza ricade per l’86% sull’Italia, il 9% sulla Grecia e il 4% sulla Spagna, ma non sono previsti cali nel flusso di arrivi: secodno l’Onu, “le indicazioni di cui disponiamo non denotano un rallentamento degli arrivi in Libia, il che significa che un più ampio numero di persone potrebbe continuare a provare di lasciare il paese tramite la rotta del Mediterraneo centrale”.

 

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