G7, l’Italia lancia un piano europeo per l’Africa
L’ Italia lancia un piano europeo per l’Africa a favore del clima e dell’ambiente. Il ministro Gian Luca Galletti al G7 di Bologna dei prossimi 11 e 12 giugno proporrà un “New Deal” in difesa dell’ambiente, con l’appoggio di Europa, Canada e Giappone, tutti uniti nella lotta al cambiamento climatico che conduce al surriscaldamento globale. Dopo la caduta rovinosa del summit di Taormina, che ha portato gli Stati Uniti rappresentati da Trump a mettere in forte discussione la stabilità stessa dell’intesa e la sua ragione d’essere, l’Europa ha deciso di restare coesa e di rispettare gli Accordi di Parigi sul clima. Queste le parole di Galletti: «Indietro non si torna. L’Italia e l’Europa rimarranno agli accordi del Protocollo di Parigi. Lì c’è non solo il futuro del pianeta, ma anche quello dell’economia globale».
Il G7 e la lotta al cambiamento climatico
Questo nuovo piano ambientale europeo per l’Africa verrà proposto e analizzato in tutti i suoi punti durante il prossimo summit di Bologna: c’è in ballo il taglio netto dei sussidi a tutte le fonti fossili che causano inquinamento mentre, per l’Italia, le aziende della cosiddetta “green economy” potranno beneficiare di ingenti sgravi fiscali, da attuarsi anche sulle assunzioni (creazione dei “green job”). Così le tematiche ambientali avranno un impatto sociale a cascata e, attraverso la coscienziosa tutela e la salvaguardia ambientale nei Paesi poveri, verranno ristabilite delle condizioni di vita più umane, scongiurando al contempo le guerre e le migrazioni di massa.
In questo contesto di ricerca di accordi e intese tra le varie politiche internazionali, una nota stonata è rappresentata dagli Stati Uniti e dalla loro possibile defezione: essi rappresentano infatti oltre il 50% delle emissioni di anidride carbonica tra tutti i Paesi del G7. Probabilmente però, se Trump decidesse di venir meno agli Accordi di Parigi, troverebbe degli oppositori interni nell’economia americana, perché la “green economy” conviene e gli USA hanno avuto modo di sperimentarlo nei periodi di crisi economica quando, a far lievitare il fatturato, sono state proprio le aziende paladine dell’economia verde. Resta inteso che, come afferma Galletti: «Ci sono Paesi come la Cina che non possono fare a meno di avere una politica ambientale. Magari la leadership della trasformazione dell’economia verde vedrà in prima fila proprio la Cina che trarrà vantaggi che gli Stati Uniti non avranno».
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