Barriere architettoniche a Napoli: metro e marciapiedi inagibili
Barriere architettoniche: queste sconosciute, ci piacerebbe dire… Errata corrige, queste conosciute. Già, perché nella bella Napoli ne sanno qualcosa. In un’assolata giornata di fine aprile abbiamo fatto un giro per la meravigliosa città di Napoli: clima gradevolissimo, parcheggiamo la nostra auto non molto distanti dalla Stazione Garibaldi e da lì decidiamo di raggiungere Piazza Del Plebiscito io a piedi, la mia amica Giulia con la sua carrozzina motorizzata. E allora via, si parte: pochi metri, il marciapiede si interrompe a causa di un gradino. Altro marciapiede, stessa storia e anzi, più andiamo avanti nella nostra “passeggiata” e più le cose sembrano peggiorare: ad un certo punto del marciapiede la nostra Giulia è costretta ad affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli. Barriere architettoniche (stavolta di metallo) ovunque!
Ma finalmente ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti ad arrivare in Piazza del Plebiscito e qui, finalmente, ci gustiamo una meritatissima sfogliatella accompagnata da un ottimo caffè. Lungomare, Maschio Angioino, Palazzo Reale e una bella pizza napoletana. Sono ormai le 16 e così, dopo aver dedicato la mattinata alle tradizioni culturale (e culinaria) napoletane, decidiamo di fare un giro lungo il centralissimo Corso Umberto, ricco di negozi. Ma siamo stanche, abbiamo camminato tutto il giorno e allora perché non prendere la metro? “Sarebbe carino vedere la metro di Napoli, dovrà essere fantastica” riflettevamo. Detto fatto, entriamo nella Stazione metro “municipio” da cui poter raggiungere poi la stazione metro “università”: scendiamo in ascensore, arriviamo sulla banchina, dove, in alto, ci sono una serie di cartelli recanti il simbolo “Disabili”, al che ci posizioniamo in corrispondenza di uno di questi segnali. Tempo di attesa, 1 minuto: il treno arriva, si aprono i portelloni e… Ta tannn… nessuna pedana: per la serie “barriere architettoniche e dove trovarle”. Non solo, i portelloni si richiudono talmente in fretta da non permetterci nemmeno di provare a salire la carrozzina a mano.
Torniamo su, dove andiamo a chiedere spiegazioni agli addetti alla “sorveglianza”, che in precedenza ci avevano visto passare, aprendo anche i portelloni per agevolare il passaggio della carrozzina. “Non ci sono pedane. Per salire dovete arrivare al semaforo, lì c’è il macchinista, dovete farglielo presente. Lui scenderà e vi aiuterà a salire la carrozzina sul vagone. Per scendere dovete fare la stessa cosa: ditegli dove dovete scendere. Fermerà il treno e scenderà la carrozzina”. Certo che dopo aver passato una mattinata a schivare auto nel bel mezzo del traffico napoletano e a fare slalom sui marciapiedi, la stanchezza e il nervosismo si fanno sentire. Ci avevano aperto i portelloni: perché non spiegarci come funzionava la metro prima che entrassimo? Siamo invece dovute risalire su a chiedere spiegazioni, nemmeno poi tanto plausibili considerato che non si avrebbe nemmeno il tempo di farsi vedere dal macchinista considerati i tempi di chiusura dei portelloni e quindi di ripartenza del treno. E sentite cosa ci risponde la donna posta a sorveglianza: “Lo sapete che queste carrozzine non sono conformi, non possono entrare in metro. E poi, da ‘Intimissimi’ ricordatevi che dovete lasciarla fuori e stare in piedi”. E sull’omologazione o meno possiamo sicuramente affermare che il Codice della Strada classifica le carrozzine elettriche e gli scooter per disabili come NON veicoli, facendo peraltro notare anche che all’interno del regolamento di utilizzo metro/funicolari anm (azienda napoletana mobilità) sono assenti norme che si riferiscano esplicitamente al tema in questione.
Sconcertate e anche abbastanza irritate dalla situazione, usciamo dalla stazione. A questo punto vogliamo vedere se si tratta di un caso isolato o se in tutte le stazioni la situazione sia identica o meno: raggiungiamo quindi la stazione più vicina, Toledo,che ovviamente stando in ascensore nemmeno riusciamo a vedere. Arrivati ai tornelli, prima di salire ci ripetono le stesse cose. Scendiamo, il macchinista è sceso già dal treno, ci sale la carrozzina insieme a qualche buona anima e così finalmente raggiungiamo la tanto sospirata metro Università, ma che odissea!!
Ora vorremmo sapere prima di tutto come sia possibile che una metro così tanto sponsorizzata ed elogiata come “la metro più bella d’Europa” (e lo è davvero dal punto di vista estetico, essendo poi tenuta ottimamente), non sia funzionale? E ancora opere pubbliche come la metro dovrebbero facilitare la vita del cittadino, perchè invece finisce per complicarla? Peraltro ci piacerebbe sapere com’è stato possibile “l’accertamento di conformità alla normativa vigente in materia di eliminazione delle barriere architettoniche” previsto dall’articolo 24 della legge 104, dichiarando “inagibili” le strutture/opere che non si attengano alla normativa. La stessa legge precisa che “l’inserimento e l’integrazione sociale della persona handicappata si realizzino mediante: interventi diretti ad assicurare l’accesso agli edifici pubblici e privati e ad eliminare o superare le barriere fisiche e architettoniche che ostacolano i movimenti nei luoghi pubblici o aperti al pubblico- e ancora- provvedimenti che assicurino la fruibilità dei mezzi di trasporto pubblico e privato e l’organizzazione di trasporti specifici”. Insomma, le vogliamo levare queste barriere architettoniche?
Non è la prima volta. Come riporta un articolo de ‘Il Mattino’, datato luglio 2014, la signora Lucia Valenzi era stata costretta, a causa del suo handicap, ad acquistare una tavoletta per salire sul vagone metro. Ma dal 2014 al 2017 sembra non essere cambiato nulla: ci auguriamo che nel 2018 le barriere architettoniche siano solo un brutto e lontano ricordo.
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