Laura Biagiotti è morta, addio a una pioniera della moda italiana

Con il suo brand ha conquistato le passerelle internazionali, è stata definita dal New York Times “la regina del cachmere” per l’utilizzo di quel tessuto prezioso in molte delle sue creazioni, ma Laura Biagiotti,  pioniera della moda made in Italy, ricoverata mercoledì scorso per un attacco cardiocircolatorio e deceduta qualche ora fa presso l’Ospedale Sant’Andrea (la notizia della morte è stata confermata e resa pubblica da un tweet della figlia, Lavinia), è stata questo, e molto altro.

Nata a Roma da Delia Soldaini Biagiotti, proprietaria di un atelier (dalla quale ereditò la passione per la moda), l’ex designer settantatreenne si distinse nel settore sin dagli esordi, firmando, ancora giovanissima,  una collezione pret-à-porter per Schuberth e collaborando con artisti di spessore quali Rocco Barocco e Roberto Capucci, trasformò l’azienda di famiglia, inizialmente creata da sua madre e portata avanti da Laura Biagiotti insieme all’amata figlia Lavinia, vice presidente del brand dal 2005, in un marchio globale.

Lo stile aggraziato e squisitamente femminile delle sue creazioni le permisero di varcare i confini dell’Europa, approdando prima nel 1988 in Cina -150 abiti che conferirono alla Biagiotti l’onore (e l’onore) di essere una delle poche stiliste donne ad aver divulgato il talento e l’industria made in Italy nel mondo- e, in seguito, in Russia, nel 1995, nella vecchia sede Pcus del Gran Teatro del Cremlino di Mosca.

Premio “Donna dell’Anno” a New York nel 1992, “Cavalierato del Lavoro” del 1995, e il premio “Leonardo”, consegnatole nel 2011 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (il primo ad essere stato assegnato ad una donna), sono solo alcuni dei più importanti riconoscimenti che le sono stati conferiti nel corso della sua, lunga e brillante carriera, durata più di 50 anni.

“Innamorata dell’arte e dello spettacolo artistico testimoniato dal gusto delle sue sfilate. Che sfilate non sono, ma qualcosa di più: sono balletti classici o rappresentazioni teatrali che si mescolano alla scenica presentazione dei capi, di collezioni in cui il gusto per la maglieria e per il colore bianco rimangono saldi ad identificare una eleganza gratificante” la definiva Hélène Blignaut nel suo libro “Anatomia della moda: il corpo, i luoghi, l’arte, il cinema”, una descrizione che rende giustizia a una donna talentuosa e straordinaria, amante di ogni forma d’arte e di quel mondo magico che l’ha aspettata, accolta ed ispirata in ogni suo abito, in ogni sua creazione.

 

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Laura Biagiotti: la carriera e i riconoscimenti