Nicky Hayden è morto; ieri alle ore 17 è arrivata la notizia che temevamo. Dopo aver lottato tra la vita e la morte per cinque giorni il pilota statunitense si è arreso. Marcoledì scorso dopo l’incidente il ricovero immediato all’ospedale di Rimini, ma le sue condizioni erano tanto gravi da imporne il trasferimento d’urenza all’Ospedale Bufalini di Cesena, istituto d’eccellenza nel settore della traumatologia a attrezzato di reparto neurochirurgico. Le fratture multiple sia dorsali che ad una gamba sono da subito sembrate dei dettagli rispetto alla gravità e vastità del danno cerebrale. Un edema cerebrale diffuso comprimeva il cervello del pilota tanto che i medici hanno anche pensato di creare une fessura nel cranio di Hayden per alleggerire la pressione. Ma non c’è stato niente da fare.

Riguardo alla dinamica dell’incidente pare che sia stato il pilota del Kentucky a non dare la precedenza all’autista che l’ha investito. Comunque al vaglio degli inquirenti c’è un video ripreso da un’abitazione privata adiacente che dovrebbe chiarire del tutto la vicenda.

Nicholas Patrick Hayden ha preso parte alle gare di Motomondiale dal 2003 al 2015 (solo 2 gare nel 2016 anno in cui era già passato alla Superbike) correndo un totale di 218 Gran Premi con 28 podi e 3 vittorie. Nel 2006 con la Honda riuscì nell’impresa di laurearsi campione del mondo spezzando il monopolio di Valentino Rossi che durava da 5 anni. Il mondo dello sport si è unito nel ricordare il trentacinquenne pilota americano; tutti i colleghi lo hanno ricordato, sia i più giovani Iannone, Marquez sia Pedrosa, Lorenzo, Rossi sia quelli che contro di lui avevano battagliato in epoche meno recenti come Melandri, Biaggi e Stoner. Oltre al mondo del motociclismo anche quello del calcio con Roma, Milan e Lazio ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, ma non solo, anche il presidente del CONI Malagò ha twittato il suo cordoglio.

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