Falcone e lo stato di mafia apparente
“Credo che dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.
Giovanni Falcone
Falcone e Borsellino – Venticinque primavere di mafie, fenomeni ed eroi. Eroi traditi, uccisi, annientati ma mai sconfitti e tantomeno dimenticati. 1861: Unità d’Italia. 1992: Italia Unita da una fratellanza senza uguali. Nella Capaci delle contraddizioni , squallido teatro di incredulità, lazzaretto di rabbia e dolore, il nostro paese scriveva l’ennesima, cruenta pagina di un 23 maggio di ordinaria,fenomenale ,umana follia. Un giorno come tanti, quanti gli anni di un’amicizia diventata fratellanza, lotta , ideale di giustizia e, infine, morte condivisa. Giovanni e Paolo, quasi coetanei, compagni e amici d’infanzia di quegli stessi fratelli divenuti, in seguito, antagonisti di vita, nella “cosa nostra” di uno stato di mafia che di apparente conserva, soltanto, i tabù; Giovanni e Paolo; Paolo e Giovanni: uniti, anche, dall’avverso destino. Negli ultimi aliti di una brezza semiestiva, due vite sono state , ingiustamente, spazzate via nell’omertà di un’ incredulità disarmante, nel suo tragico epilogo.
Falcone – Capaci. Ricorre, oggi, il 25esimo anniversario della morte di Falcone e di altri quattro angeli:Francesca Morvillo, moglie di Falcone; Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifano, uomini della scorta; vittime di uno dei più atroci delitti di stampo mafioso : la strage di Capaci del 23 maggio 1992. Un’esplosione, innescata a distanza, di 400 chili di esplosivo sancisce, in pochi millesimi di secondo, l’inizio di una tragedia senza precedenti che troverà il suo compimento, nel luglio del 1992, in via D’Amelio, scenario di morte per Paolo Borsellino e i suoi uomini. “Oggi chiudiamo un cerchio durato quasi quarant’anni e costato la vita a centinaia di persone” – afferma Roberto Saviano – “Oggi, come agli albori della lotta alla mafia, la mafia è tornata a non esistere. Chi ne parla è visionario, la vede ovunque, si arricchisce parlandone, scrivendone, raccontandola. Chi ne parla diffama, rovina nel mondo l’immagine dell’Italia.”