Moderazione su Facebook, svelate le linee guida (segrete)
Il quotidiano britannico The Guardian è riuscito ad impossessarsi del decalogo utilizzato da Facebook per la moderazione su temi delicati pubblicati attraverso il social network. In tutto un centinaio tra manuali, direttive, slide e raccolte di indicazioni impartite dalle alte sfere di Facebook ai mediatori, coloro che “in appena 10 secondi” devono decidere cosa pubblicare e cosa stoppare. Un’inchiesta condotta dal quotidiano che è destinata a far riflettere sul ruolo e la dimensione del gigante dei social media, divenuto ormai troppo grande per essere ridotto ad un semplice mezzo usato da singoli per restare in contatto. Facebook è ormai un mega editore di contenuti informativi, più che una semplice piazza virtuale, dove far incontrare persone che hanno perso i contatti. È tanto fonte di notizie (vere o false che siano) quanto il più grande censore del nostro tempo.
COME DECIDERE IN POCHI SECONDI. “Qualcuno spari a Donald Trump”, esempio classico di commento da cancellare, subito. Motivo? Il presidente degli Stati Uniti ha più di 100.000 follower, quindi è una personalità pubblica e pertanto deve essere tutelato. Fin qui tutto bene, ma poi, andando a scandagliare meglio il decalogo utilizzato da Facebook, escono fuori incongruenze pericolose. Ad esempio i video di morti violente sono segnalati solo come urtanti, perchè potenzialmente utili ad un’indagine, o a una ricerca scientifica. Oppure immagini di violenza sui bambini possono essere bloccate solo se a sfondo sessuale, o accompagnate da un contesto di sadismo. Scelte assurde ma necessarie utilizzate da quando si scatenarono le polemiche per la decisione di Facebook di eliminare una delle foto più famose degli ultimi decenni: quella della bambina vietnamita che fuggiva nuda su una strada sterrata per salvarsi dal napalm degli americani. Le motivazioni di allora furono: era nuda, ed era una bambina. Quindi via. Peccato fosse la più toccante immagine di guerra del ‘900.
PERCHE’ SI E PERCHE’ NO. Il Guardian ha rivelato che vengono usati alcuni software per intercettare un determinato tipo di contenuto grafico prima che entrino nel circuito, ma a volte non viene sanzionato perchè “serve che la gente sia messa in condizione di discutere gli avvenimenti attuali e globali, quindi talvolta ha la sua importanza il contesto in cui viene condivisa un’immagine violenta”.