La Juventus di Allegri comincia la rincorsa verso il triplete
La Juventus di Allegri comincia la rincorsa verso il triplete. Con il successo di ieri all’Olimpico contro la Lazio (2-0), la Vecchia Signora si aggiudica la dodicesima Coppa Italia della sua storia. La più vincente d’Italia e con un altro record: nessuna squadra aveva vinto la competizione 3 volte consecutive. Nulla da fare per gli uomini di Simone Inzaghi che, comunque, grazie a un rendimento costante in campionato, sono sicuri del posto in l’Europa League senza passare dai preliminari.
Onestamente la partita è sembrata sempre in quasi totale controllo della Juventus. Tolti i primi minuti, quando Keita fa tremare i bianconeri prendendo un palo con Neto battuto. Poco più tardi arriva il gol del vantaggio di Dani Alves su un assist al bacio di Alex Sandro. Per il brasiliano ex Porto non sarà l’unico della serata. Infatti, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, spizza di testa per l’inserimento di Bonucci che, con un facile tap-in, sigla il 2-0. Dopo il raddoppio gli uomini di Allegri gestiscono il risultato senza grosse sbavature, eccetto proprio nei minuti finali con due occasioni per Immobile. Dall’altro lato, però, è la Juventus a rischiare più volte il definitivo 3-0, ma Higuain sbaglia clamorosamente 3 occasioni. Due di queste hanno visto grandi riflessi di Strakosha, altra vera sorpresa dell’ultimo periodo in casa Lazio.
LA JUVENTUS DI ALLEGRI
Se, dunque, in campionato si era vista una Juventus vulnerabile e poco concentrata, non vale per la Juventus di coppa. Tra Champions e Tim Cup, infatti, nell’ultimo mese, sono arrivate 4 vittorie e un pareggio condite da 9 gol fatti e 1 appena subito: +8 differenza reti. Quella in campionato, invece, ha visto paradossalmente 2 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta con 10 gol fatti e 6 subiti: +4 differenza reti. Ma sono statistiche che vanno lette da un altro punto di vista. Il punto di vista di Allegri. Sì, perché Allegri, fin da inizio anno ha predicato calma sottolineando come una stagione viva all’interno di momenti diversi, di controllo e di accelerazione. Bene, i mesi di aprile e maggio hanno consacrato, finora, il metodo del mister livornese. Dosare le forze perché si gioca ogni 3/4 giorni, fare turn over abbondante perché si ha la rosa lunga e competitiva e gestire il campionato perché i punti di vantaggio sono (erano) tanti. Questa gestione dei giocatori da parte di Allegri ha permesso alla Juventus di essere la squadra più solida e compatta del campionato, ma anche della Champions. E ha permesso, soprattutto, a tanti uomini di esprimersi al massimo delle possibilità. Insomma, nella Juventus di Allegri tutti utili, nessuno indispensabile (a parte qualcuno, come Bonucci).
Ed è per questo che il vero top player la Juventus ce l’ha in panchina da 3 anni e non ha mai giocato: Massimiliano Allegri. Il suo percorso è iniziato in salita con il compito di far dimenticare l’uomo che più di ogni altro ha la Juventus nel DNA, Antonio Conte. E, piano piano, ci è riuscito. Prima senza stravolgere gli equilibri dalla precedente stagione contiana, poi mettendo sempre di più, pezzo per pezzo, la sua idea di gioco. Qualcosa si era visto nel ritorno di Champions l’anno scorso contro il Bayern. Quest’anno, spinto dalle necessità, si è realizzato dopo la batosta di Firenze. Il cambio di modulo, tutti gli uomini offensivi dentro tenendosi, comunque, valide alternative per cambi tattici e tecnici. Nessuno fuori rosa, tutti utili e al servizio della squadra. E se nell’ultimo mese e mezzo è arrivato qualche passo falso, è arrivato senza fare veramente male come se fosse stato messo in conto.
A tutti gli effetti si può dire che questa è la Juventus di Allegri che, per la seconda volta in 3 anni, si gioca la possibilità del triplete. La prima finale è stata archiviata, domenica arriva la seconda, in casa contro il Crotone, e il 3 giugno arriverà l’ultima, quella più importante, quella che può consegnare alla storia la Juventus più vincente di sempre togliendo al Real Madrid la possibilità di entrarci, nella storia: vincere due Champions consecutive da quando non si chiama più Coppa dei Campioni. Dunque, manca veramente poco per la consacrazione definitiva di Allegri. Mancano, in sostanza, due partite: 180 minuti per entrare nella storia.
Twitter: @Francesco Nespoli