Chi ha paura di Virginia Woolf? Al Teatro Vascello in scena uno spietato gioco delle verità

Il titolo ingannevole potrebbe far pensare ad una pièce che abbia a che fare con la celebre scrittrice inglese, mentre in realtà la figura di Virginia Woolf non ha alcuna attinenza con il dramma dello statunitense Edward Albee, se non la fragile instabilità e l’istinto suicida insiti nella relazione matrimoniale di una delle due coppie protagoniste. Il titolo originale dell’opera Who’s afraid of Virginia Woolf? in scena al Teatro Vascello fino al prossimo 14 maggio, è tratto da una frase ritrovata dallo stesso Albee su uno specchio di un bar newyorkese, che altro non è che un gioco di parole con la canzoncina “Who’s afraid of the big bad wolf?” (Chi ha paura del grande lupo cattivo?) canticchiata di tanto in tanto e in maniera scherzosa dai protagonisti, evocando con essa il “lupo cattivo” presente nella loro esistenza: le maggiori paure, la parte violenta e aggressiva pronta ad emergere, e al contempo la “Virginia Woolf” che è in loro, squilibrata e suicida, appunto, come il loro matrimonio.

Chi ha paura di Virginia Woolf?Sono le 2:00 passate e Martha e George (Milvia Marigliano e Arturo Cirillo) sono appena rientrati da una festa a casa del padre di lei, preside dell’Università in cui lo stesso George è docente di Storia. Stanno bevendo l’ultimo drink prima di andare a letto mentre, come al solito, si ricoprono d’insulti quando Martha annuncia che stanno per bussare alla loro porta Honey e Nick (Valentina Picello e Edoardo Ribatto) una giovane coppia conosciuta poco prima alla festa. Nella cornice di questo salotto borghese dotato di un fornitissimo bar, con la complicità di qualche bicchiere di troppo i quattro cominciano uno spietato gioco al massacro che svela le reciproche fragilità individuali e di coppia, in cui ognuno diventa allo stesso tempo vittima e carnefice. La malsana relazione coniugale di George e Martha, che si basa sull’umiliazione, la derisione e la sopraffazione dell’altro, trascina ben presto l’altra coppia, apparentemente serena e soddisfatta, nell’abisso più profondo, facendone emergere i punti deboli e in fondo (forse) anche l’assenza di amore.

La mancanza di stima reciproca, la solitudine, l’angoscia e una certa predisposizione per l’alcol, unite alla frustrazione di una mancata genitorialità, fanno delle due coppie l’una lo specchio dell’altra, pur nella loro diversità. Mentre quella più anziana sembra sempre sul filo del rasoio e concentrata in una crescente distruzione di se stessa, l’altra si rivela man mano, fino a che alla fine, dopo un’estenuante e cinica battaglia, ognuno si ritrova sfinito e senza più difese, ancora più solo davanti alle proprie paure e vulnerabilità. Ciascuno porta sulle spalle, inoltre, il peso delle finzioni e dei compromessi necessari per restare in coppia, o per dare un senso a questa, ma non è tutto così desolante: quest’interminabile notte si rivela tuttavia una preziosa occasione per liberarsi, come in un doloroso sacrificio catartico, delle bugie che si è raccontati a se stessi per continuare a vivere.

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@vale_gallinari