Marra ai domiciliari, ormai non è più un pericolo

Il tribunale della Libertà ha condannato Raffaele Marra ai domiciliari. Stiamo parlando dell’ex braccio destro della sindaca di Roma Virginia Raggi, arrestato il 16 dicembre scorso per corruzione, in concorso con l’immobiliarista Sergio Scarpellini. Il provvedimento è stato preso poiché considerate decadute le esigenze che avevano condotto alla custodia in carcere; infatti lo scorso 10 aprile Marra si è dimesso irrevocabilmente da capo del personale del Campidoglio.

La notizia è stata diffusa solamente ieri, in tarda serata. La vicenda giudiziaria che coinvolge Marra è quella dei 370 mila euro ricevuti da Scarpellini (attualmente anche lui agli arresti domiciliari) per l’acquisto di un appartamento nella zona dei Prati Fiscali. Secondo l’accusa la generosità dell’ immobiliarista era finalizzata ad ottenere dei favori dall’uomo del Campidoglio. Per quell’episodio la Procura di Roma ha ottenuto il giudizio immediato di Marra e di Scarpellini, che si terrà il 25 maggio dai giudici della II Sezione penale del Tribunale di Roma.

Lo scorso 16 marzo la Cassazione aveva stabilito che Marra rimanesse in carcere a ‘Regina Coelì. Il motivo della conferma della decisione del Tribunale del riesame era «un apparato motivazionale completo e privo di vizi di manifesta illogicità», grazie al «solido ruolo» da lui rivestito nell’amministrazione capitolina «ed alla rete di solidarietà non solo professionale ma anche familiare, oltre che del correo Scarpellini» della quale avrebbe potuto avvalersi se rimesso in libertà o ai domiciliari. Per la Suprema Corte il carcere era la sola misura adeguata per scongiurare il pericolo di recidiva e quello di inquinamento o occultamento delle prove ad opera di Marra che «imponeva la frattura decisa del legame sussistente tra gli indagati e i loro contatti nel mondo professionale di appartenenza». Evidentemente, le dimissioni dal Campidoglio sono state giudicate una garanzia sufficiente per scongiurare il pericolo e mettere Marra ai domiciliari.

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