Europa League – Manchester United, Lione, Ajax e Celta Vigo: chi merita di più?
Dei quarti così equilibrati poche volte si erano visti. Due ai tempi supplementari e uno ai rigori. La prima ad approdare alle semifinali di Europa League è il Celta Vigo che pareggia 1-1 sul campo del Genk. Seguono poi ai supplementari i giovani dell’Ajax in piena rimonta all’AUF Schalke Arena seppur un uomo in meno e lo United di Mourinho grazie al vantaggio di Rashford che fissa il risultato sul 2-1 contro l’Anderlecht. Infine, dopo un’infinita serie di rigori alla Besiktas Arena, la spuntano i francesi del Lione. Queste si batteranno per arrivare a Stoccolma. Due ce la faranno, ma soltanto una sorriderà.
MANCHESTER UNITED
Lo era all’inizio della competizione e lo è maggiormente ora che è approdato alle semifinali di Europa League. Il favorito numero uno è lo United dello Special One. Nonostante non abbia mai convinto sul piano del gioco, nonostante i risultati siano stati sempre altalenanti, nonostante abbia tremendamente faticato ai quarti con l’Anderlecht, il Manchester United si candida fortemente alla vittoria finale principalmente per due motivi. Il primo non può essere che lui, José Mourinho: l’uomo esperto al comando che sa come si vince in Europa, anche se di un gradino inferiore a quella a cui era abituato. Il suo carisma, la sua energia e soprattutto la sua capacità di sfruttare i media a suo favore contribuiscono a formare il mix giusto per raggiungere il titolo. Il secondo riguarda le individualità. Nessuna squadra rimasta può contare in rosa così tanti giocatori in grado di risolvere le partite da soli: Rashford, Mata, Martial, Mkhitaryan, Lingaard, Pogba, Rooney. Abbondano in casa United le soluzioni offensive che offrono alternative per qualsiasi evenienza e necessità: esplosività, esperienza, gestione della palla, verticalizzazione e chi più ne ha ne metta.
Ma quest’abbondanza nasconde un rovescio della medaglia pericoloso. Infatti, se la fase offensiva in qualche modo crea sempre qualcosa, dalla trequarti in giù cominciano i problemi sia di gioco sia di assetto difensivo. Quest’ultimo quello che preoccupa maggiormente. La classica diga delle squadre mouriniane non c’è. Mou ha cercato più volte, durante la stagione, di trovare un equilibrio e una solidità difensiva quantomeno accettabile, ma nulla, ogni tentativo è stato fallace. Si è dovuto accontentare di un precario equilibrio dal 4-2-3-1 con Carrick uomo fondamentale nella zona mediana e Pogba, o accanto a lui o utilizzato dietro la punta. La squadra è praticamente divisa in due tronconi senza nessun uomo capace di fare quel cosiddetto raccordo fra i reparti.
Per questo le giocate individuali potrebbero non sopperire del tutto queste lacune che gravano sui Red Devils da una stagione intera. Altra incognita riguarda Zlatan Ibrahomovic. Se allo svedese dovessero diagnosticare un infortunio grave da compromettergli la stagione, per lo United si rivelerebbe una perdita fondamentale, anzi, la perdita dell’uomo con più personalità e capace, come ha già fatto, di mettersi la squadra sulle spalle. Ma si sa, nelle avversità Mourinho si esalta e dà il meglio di sé. Staremo a vedere.
LIONE
Battere la Roma e sopravvivere a Istanbul. Solo per questo il Lione dovrebbe strappare un biglietto per Stoccolma. I francesi di Genesio giocano un calcio esteticamente bello ed efficace, uno dei migliori d’Europa in effetti. Un 4-3-3 completo con pochi punti deboli e un elevato tasso tecnico. Genesio ha saputo integrare i giovani talenti con i giocatori di maggior esperienza trovando l’equilibrio giusto attraverso il modulo e la proposizione di un calcio moderno d’ispirazione kloppiana. Tolisso, Gonalons, Valbuena e Lacazette sono i punti cardine che permettono questa tipologia di gioco. Soprattutto il terminale offensivo, vero trascinatore e top player dei francesi, capace di fare la differenza in qualsiasi momento. Per averne un’idea concreta guardarsi il gol di ieri sera contro il Besiktas che sintetizza alla perfezione tutto il gioco e il talento a disposizione di Genesio.
Per non parlare di alcune alternative dalla panchina come Ghezzal, ma soprattutto Fekir, il cui talento cristallino è stato letale proprio contro la Roma. Il neo, come molte squadre moderne europee, rimane la fase difensiva. Infatti, se il Lione trova facilmente la via del gol, subisce molto. Nella fase a eliminazione diretta, contando ottavi e quarti, 7 gol su 4 partite, una media di quasi 2 gol a partita, rispetto agli 8 fatti. In vista delle semifinali di Europa League, questa poca differenza tra subiti e fatti potrebbe non bastare più ai transalpini.
AJAX
Finalmente! L’esclamazione più adatta per descrivere il passaggio dell’Ajax alle semifinali di Europa League. I gloriosi lancieri mancavano da una semifinale europea da ben 20 anni. La loro politica, comunque, è sempre stata chiara: puntare sui giovani, farli crescere e lasciarli andare. Un rinnovamento e un ringiovanimento continuo, quasi ossessivo, e poco appagante, oserei dire, per i tifosi che, abituati a vedere la loro squadra dettar legge in Europa, si vedevano ogni anno ai margini per mancanza d’esperienza o si vedevano andar via il talento di turno. Ma il lavoro paga, alla lunga ma paga. Forse è arrivato il momento di raccogliere per l’Ajax. E se lo dovesse fare, sarebbe, come sempre, all’insegna del gioco. Niente o pochi tatticismi, tutto a trazione offensiva. L’impresa all’AUF Schalke era un banco di prova, più che altro di maturità, a cui di solito per la giovane d’età fallivano, ma ieri è andata diversamente.
Il modulo di Bosz è il classico 4-3-3 della scuola di Amsterdam, età media 22-23 anni (la più giovane d’Europa), in attacco scende vertiginosamente fino ai 19-20 anni, ed è qui che risiede il tesoro olandese: Younes, Kluivert (il figlio), Neres, Traore e soprattutto Dolberg. A centrocampo più esperienza con il veterano Schone, 30 anni, e Klaassen, 24 anni, per compensare la spensieratezza dell’attacco. A guidare la difesa Veltmann, 25 anni. Reparto, comunque, sempre un po’ trascurato con la solita linea altissima per pressare in fase di non possesso.
Insomma, per la società e per il lavoro sui giovani condotto da tempo immemore meriterebbero di alzare la coppa a Stoccolma per ricordare quei fasti lontani nel tempo, a cui i tifosi sperano di tornare.
CELTA VIGO
È la cenerentola e, in quanto tale, va rispettata. Il Celta Vigo sta giocando, probabilmente, la sua stagione migliore. Mai era andata così avanti in una competizione europea. Le semifinali di Europa League ora non sono più un sogno.
Gli spagnoli di Berizzo offrono un calcio propositivo e il modulo non può che essere il 4-3-3, quello dominante in Spagna. La forza sta, ovviamente, nel reparto offensivo dove gli uomini simbolo, dopo l’ennesimo infortunio di Pepito Rossi, sono: Iago Aspas, John Guidetti e Pione Sisto. Il piccolo tridente, sui 10 gol nella fase a eliminazione diretta, ne ha realizzati ben 6: 3 Aspas, 2 Sisto, 1 Guidetti. Ma anche la fase difensiva non è da meno. Infatti, i gol subiti sono appena 5, sempre tenendo conto solo la fase a eliminazione diretta, su 6 partite. Meno di un gol a partita, dunque. Una media che poche squadre, in Europa, possono vantare. Ed è questo equilibrio tattico di Berizzo la vera arma vincente del Celta Vigo che, seppure sia la meno quotata alla vittoria finale, può giocare le sue carte.
Twitter: @Francesco Nespoli