Il Messico non è soltanto sinonimo di colori suoni e odori, di pittoreschi paesini e spiagge dal mare cristallino, non è soltanto una città ricca di leggende e dalla storia secolare, antica culla della civiltà Maya, la terra della tequila e della siesta, è un paese antico e moderno contemporaneamente, dove quasi la metà della popolazione messicana, precisamente oltre il 40%, vive in condizioni di estrema povertà.

Dopo che vi abbiamo mostrato il lato più turistico del Messico vi sveliamo l’altra faccia di questa città, dove purtroppo realtà come quella della povertà, e della criminalità sono tangibili e dove oltre 3 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni lavorano, invece di andare a scuola. 

I BAMBINI MISERABILI: I NIÑOS TRABAJADORES

La situazione dei bambini in Messico non è facile: quasi il 12,5% della popolazione infantile lavora invece di andare a scuola. Purtroppo in questa parte del mondo molti bambini sono costretti a lavorare per due lire per di “sopravvivere” a causa della forte povertà. Dai bambini mangiafuoco ai lavavetri, dai pulisci scarpe agli scaricatori, da quelli che elemosinano una qualche monetina fuori da un fast food qualsiasi a quelli che cantano o ballano nei bus pubblici, è un destino infelice e avverso quello che è stato riservato ai niños trabajadores -letteralmente bambini lavoratori-, spesso ignorati dalla maggior parte del mondo. Questi bambini vengono maltrattati, spesso violentati e sfruttati sessualmente, così da trasformare negli anni la loro rabbia e ostilità in qualcosa di più grande e forte di loro, tramutandosi da vittime a carnefici di un sistema che ha uno dei più alti tassi di criminalità al mondo.

DROGA, POVERTA’ E CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

Ecco l’altra faccia della medaglia messicana: una situazione drammatica che vede come protagonisti la sofferenza di una popolazione schiacciata dalla criminalità organizzata e dalla corruzione dello Stato. Città del Messico è una delle zone più pericolose al mondo dove spesso le donne sono le vittime principali di stupro e violenza domestica. Spesso gli stessi poliziotti sono coinvolti in crimini organizzati, soprattutto nel distretto di Iztapalapa, dove si verificano in media ogni anno circa 200 stupri e 5000 casi di violenza domestica. In questa zona zona si verifica in media un omicidio ogni due giorni, per non parlare poi della droga, un massiccio traffico che regna sovrano in questa città. A chi intraprende un viaggio in Messico si raccomanda la massima prudenza e di fare molta attenzione alla sicurezza personale. I casi di sequestri, finalizzati alla richiesta di riscatto o per motivi politici, purtroppo sono stati molteplici e coinvolgono sia residenti locali che cittadini stranieri. Tra le zone più pericolose: Tijuana, Ciudad Juárez e Playa del Carmen, dove sono diffusi borseggi, scippi, rapine a mano armata per strada o sui mezzi pubblici. Spesso tra gli innumerevoli reati sono coinvolti gli stessi agenti di polizia. 

IL NARCOTRAFFICO

In Messico negli ultimi 10 anni sono circa 91529 i morti legati al narcotraffico. Un numero terrificante se si pensa con quanta leggerezza e normalità questo viene esercitato. La guerra alle droghe e ai cartelli del traffico internazionale risale ormai agli anni ’70, quando il presidente degli Usa era Nixon che decise di adottare una politica “dura” per eliminare il nemico numero uno: le droghe. La NarcoGuerra è un conflitto che continua ancora oggi e divide in due il Messico, coinvolgendo spesso la stessa polizia locale, basti pensare che il padre fondatore dei cartelli della droga messicani è considerato Miguel Ángel Félix Gallardo, un ex agente della polizia giudiziaria che negli anni Ottanta gestiva tutto il commercio illegale di droga nel Paese. In questa “terra senza leggi” si continua da anni a combattere contro il traffico di droghe. L’infinita guerra ai cartelli della droga ha provocato più vittime della guerra in Afghanistan. I cartelli sfruttano anche i migranti che al posto di trovare fortuna negli Usa, sono costretti a svolgere, sotto minaccia, di morte o di tortura, attività illegali o a trasportare sostanze stupefacenti. Spesso al posto della salvezza queste persone vanno incontro alla morte.

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