27 marzo 1861, Roma capitale d’Italia
“Che la città eterna, sulla quale venticinque secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno d’Italia”. Il 27 marzo di 156 anni fa, dopo uno dei più memorabili e suggestivi discorsi di Cavour, il Parlamento riunito a Torino proclamava Roma capitale d’Italia, una data storica che sanciva simbolicamente quell’Unità Nazionale che si affermava dopo secoli di innumerevoli divisioni. Nonostante Roma fosse ancora possedimento pontificio e sotto la protezione dell’Imperatore di Francia Napoleone III, il 27 marzo 1861 a Palazzo Carignano a Torino, il Parlamento votò, a grandissima maggioranza, Roma come naturale capitale d’Italia, scelta determinata da “grandi ragioni storiche e morali”, prima ancora che topografiche o strategiche.
Le parole di Camillo Benso conte di Cavour risuonarono oltre i confini e non lasciarono indifferente Napoleone III: ora il nuovo Stato dichiarava di fatto la sua intenzione di sottrarre al papa il suo potere temporale al fine di poter proclamare il gran principio di indipendenza “libera Chiesa in libero Stato”. Malgrado le pressioni del Re Vittorio Emanuele II nei confronti di Papa Pio IX, ripetutamente invitato a lasciare il proprio dominio temporale, la situazione dello Stato della Chiesa rimase invariata e difesa da Napoleone III per circa un decennio. Roma infatti non fu da subito capitale del neonato Regno d’Italia: inizialmente la sede di Governo risiedeva a Torino (1861-1865), fu poi spostata a Firenze (1865-1871) fino a che il 20 settembre 1870 i sogni dei patrioti che al grido di “O Roma o Morte!” si sacrificarono per far di Roma la capitale d’Italia, vennero realizzati con la celebre breccia di Porta di Pia, quando Roma fu conquistata, Pio IX costretto a ritirarsi, lo Stato Pontificio annesso al Regno d’Italia e qualche mese dopo, nel 1871, la città eterna divenne finalmente ufficiale capitale d’Italia, simbolo di antico splendore e l’unica degna di questo nome.
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