Il PD pensa a come eliminare i voucher prima del referendum

In queste ore la maggioranza parlamentare sta ragionando sulla possibilità di eliminare i voucher, o buoni lavoro che dir si voglia. Questo strumento è infatti in un vortice di polemiche fin dalla sua nascita. Introdotto dal governo Renzi e dal ministro Poletti con il Jobs Act, doveva essere l’arma definitiva contro il lavoro nero. Almeno così si intuiva dai proclami governativi. Questo non è avvenuto. Il pagamento in voucher doveva, in teoria, riguardare i lavori saltuari, non continuativi. Doveva essere uno strumento utile a far emergere il lavoro in nero, soprattutto quello legato alle famiglie o ai lavori “extra”. Il risultato è invece stato l’adozione dei voucher, da parte delle aziende, come sostituto dei regolari contratti di lavoro. Le conseguenze sono evidenti a tutti e ne avevamo parlato giusto un anno fa proprio sul nostro portale. O almeno lo sono a chi abbia la buona fede necessaria a tenere gli occhi aperti. Il lavoro in nero non è diminuito, se non lievemente, e i lavoratori, soprattutto i giovani, non hanno più nessun tipo di tutela, con tutto guadagno delle aziende.

 

La decisione di eliminare i voucher arriva in vista del referendum proposto dalla CGIL. Il 28 maggio, infatti, uno dei quesiti avrebbe chiesto agli italiani se volessero o no eliminare i voucher. La mossa del PD sembra quindi volta a scongiurare il pericolo del giudizio referendario. Se infatti vincesse il SÌ, verrebbe minato un altro pilastro del governo Renzi: quel Jobs Act che è sempre stato la bandiera del riformismo renziano. Che sia o meno paura del referendum, eliminare i voucherla maggioranza Dem è a lavoro in commissione per presentare un decreto da votare già in settimana. La disputa ora è sui modi. Eliminare i voucher del tutto o regolamentarli?

 

In un’intervista a Repubblica, il segretario generale di CGIL Susanna Camusso ha sposato in parte la proposta del governo di cancellare i voucher. Questi, secondo la Camusso, «dovrebbero essere usati solo dalle famiglie, acquistati all’INPS e non in tabaccheria, per retribuire la prestazione occasionale e accessoria di disoccupati di lunga durata, pensionati e studenti». Limitare l’uso dei voucher non basta. Parlare di un loro abuso da parte delle aziende è, secondo il segretario CGIL, una diceria. «Le aziende che utilizzano i voucher lo fanno in maniera legale. Qui nasce la ragione del nostro quesito referendario».

I voucher, infatti, hanno soppiantato del tutto il lavoro ordinario e a contratto. Le aziende li utilizzano per abbattere enormemente il costo del lavoro pur rimanendo in regola: niente ferie, niente malattia, nessuna tutela, contributi risibili e quasi nessuna tassa. Ma alle parole della Camusso ha risposto Tito Boeri, presidente dell’INPS, secondo il quale limitare l’uso dei voucher alle sole famiglie vorrebbe dire cancellare quasi del tutto tale strumento. «Oggi solo il 3% dei eliminare i vouchervoucher emessi è utilizzato dalle famiglie. Limitarli a questo vorrebbe dire eliminare i voucher di fatto». Oltretutto, ricorda Boeri, circoscrivere l’uso dei voucher alle sole casalinghe «è praticamente impossibile da attuare, perché è molto difficile definire lo stato di casalinga». Su una cosa Boeri è d’accordo con la Camusso: il lavoro in nero. Il presidente dell’INPS ha fatto notare che «i buoni lavoro (voucher n.d.r.) hanno dato un contributo relativo e molto limitato all’emersione del lavoro in nero». Gli abusi sono evidenti allo stesso Boeri che propone maggiori controlli, di cui potrebbe occuparsi direttamente l’istituto previdenziario, e contestualmente bisognerà trovare un altro strumento per venire incontro alle esigenze delle piccole imprese.

 

Contro la proposta di cancellare i voucher si schiera già Area Popolare. «Un decreto siffatto – ha detto Maurizio Lupi, capogruppo di AP – se lo voterà solo il Partito Democratico».

 

Twitter: @G_gezzi

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