Bufale online: multe fino a 50 milioni

Bufale online– Il governo tedesco ha presentato una proposta di legge per punire tutte quelle piattaforme on line, i social media come i blog o anche i normali quotidiani, che non dovessero rimuovere o non lo facessero in tempi adeguati articoli diffamatori o ingiuriosi o contenuti non veritieri offensivi o che istighino all’odio di qualsiasi tipo, religioso, razziale sessuale ecc. La proposta di legge per combattere le bufale online è stata presentata dal ministro della giustizia Heiko Maas che già si era occupato della questione ed aveva chiaramente detto che bisognava intervenire seriamente. Prima di Natale erano stati presi accordi tra le forze politiche per avviare dopo le vacanze i lavori di redazione della proposta di legge che vedrebbe d’accordo i due principali partiti tedeschi cioè i cristiano sociali e i socialdemocratici. La Germania ha già una legislazione molto dura nei confronti di chi ingiuria (5 anni di carcere) o istiga all’odio con ogni mezzo e ad avviso di Maas le nuove tecnologie non possono essere escluse dal rispetto dei principi che ispirano la legislazione vigente.

Bufale online- I social media hanno comportamenti molti differenti rispetto alla questione. Per esempio se YouTube ha una notevole efficacia nel rimuovere video segnalati che rientrerebbero nelle categorie suddette, si parla del 90%, differente è la situazione di Facebook che si attesta sul 39%. Drammatica la situazione di Twitter che riesce a cancellare solo l’1% dei contenuti segnalati come inappropriati.

Al di là dell’adeguamento di una legislazione esistente ad una nuova tecnologia il timore che hanno i politici tedeschi è quello di ritrovarsi in campagna elettorale senza una legge che imponga ai social network di rigare dritto. Il problema in questo caso è ovviamente la concreta possibilità di attuare un controllo ed una verifica seri che non siano censori. Qualche giorno fa a Vienna il relatore delle Nazioni Unite per la libertà di espressione e il suo omologo sudamericano, il responsabile per la libertà dei media dei paesi dell’OCSE e il responsabile della Commissione africana sui diritti umani hanno rilasciato la seguente dichiarazione (cit. La Stampa)”Gli intermediari della comunicazione non dovrebbero mai essere considerati responsabili per i contenuti pubblicati dai loro utenti salvo che non intervengano specificamente su tali contenuti o si rifiutino di adempiere ad un ordine adottato all’esito di un giusto processo condotto da un’autorità indipendente e imparziale e sempre che dispongano della capacità tecnica di adempiervi”.

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