Strane storie di sport. Panini proibiti e sciatori improbabili
Strane storie di sport hanno riempito le cronache delle ultime due settimane. Storie belle e meno belle. Ma sopratutto storie emozionanti, divertenti, bizzarre. Può essere considerato folle il licenziamento da parte del Leicester dell’allenatore Ranieri, dopo pochi mesi dallo storico scudetto del quale tanto si è parlato. Uno scudetto che è stato una favola per tutti gli amanti del calcio ma con un epilogo così amaro: il miracolo non si ripete, anzi, il Leicester rischia di retrocedere, e l’artefice di quel sogno viene messo alla porta. Il pubblico gli riserva un saluto da pelle d’oca e la squadra torna a vincere contro il Liverpool alimentando i sospetti di chi vedeva nelle scarse prestazioni delle foxes una sorta di ammutinamento contro Ranieri. Ma in fondo questa è cronaca, e pure un po’ triste, e non è di questo genere di cose che vogliamo parlare.
Allora tra le strane storie ci sarebbe il Sutton, squadra di quinta serie inglese (il nostro campionato d’Eccellenza), che ha incontrato l’Arsenal nel 5°turno di FA Cup. Un po’ come se l’Inter affrontasse il Trebisacce. Oltretutto nel Sutton c’è un portiere di riserva un po’ particolare. Anzi c’era, perché lo hanno licenziato. Personaggio pittoresco e corpulento, molto corpulento, sui 120 chili, Wayne Shaw prima della gara con l’Arsenal si è messo a pulire le panchine con l’aspirapolvere e, quando erano finite le sostituzioni (quindi certo di non entrare), si è fatto una bella pagnottella con la carne che ha addentato con inaudita ferocia direttamente in panchina. Ora la partita era ovviamente curiosa. Si giocava in casa del Sutton quindi vedere i giocatori dell’Arsenal in quello spogliatoio scalcinato con la muffa sui muri e l’acqua fredda nelle docce era sicuramente stuzzicante. Avevano anche piazzato le telecamere negli spogliatoi e un giocatore del Sutton, sicuramente poco avvezzo a stare di fronte ai media, se ne è dimenticato e ha provveduto a scampanellarsi vigorosamente in diretta nazionale mentre l’allenatore faceva il suo discorso alla squadra. Ovviamente l’Arsenal ha vinto (2-0) e i tifosi del Sutton hanno invaso festosamente il campo perché per loro è stata comunque una bella avventura ma … ma allora perché è stato licenziato Shaw? Perché ok fare il buffone, ma a tutto c’è un limite e poi pare, si dice, si mormora, che ci fossero fior di scommesse sulla possibilità che mangiasse un panino in panchina. Era quotato 8 volte la posta. Certo, come caso di calcio scommesse è tra i più sgangherati di sempre, ma alla dirigenza la cosa non è andata giù. Shaw licenziato e Sutton senza portiere di riserva. Nell’ultima partita di campionato, quando si è infortunato il portiere, in porta è dovuto andarci un terzino perché di portieri di riserva non ne hanno altri. Ma il terzino non ha giocato male e il Sutton ha vinto 3-2. Questa è senz’altro una delle strane storie di sport delle ultime settimane, ma questo sospetto di mercimonio intorno ai panini di Shaw ce l’ha un po’ fatta calare. E quindi ne scegliamo altre tre.
Il protagonista di questa strana storia di sport è una vecchia conoscenza del calcio italiano, Fernando Forestieri, ex Genoa attualmente allo Sheffield Wednesday. Ora non è tanto strano l’atto sportivo in sé, ha segnato un bel goal su rovesciata, merito anche di una difesa del Nottingham Forest alquanto leggerina, ma per l’esultanza. Bellissima. Preso dall’entusiasmo è corso verso i suoi tifosi ma non si è limitato (si fa per dire) a fare quel che fa spesso Conte, cioè lanciarsi contro i tifosi come una rockstar. Forestieri ha fatto di più: ha scavalcato, è entrato in curva e si è fatto soffocare dall’abbraccio dei tifosi. Gli steward usi a controllare che nessuno entri dalle tribune in campo non s’aspettavano di dover controllare anche che i calciatori invadessero le curve e son rimasti incerti sul da farsi. Forestieri tra l’altro se l’è goduta fino in fondo e non ha avuto alcuna fretta a rientrare in campo continuando ad aizzare la folla. Un’emozione che si porterà per sempre nel cuore, supponiamo. Un’immagina autentica, pura, spontanea e festosa.
Ma la notizia più strana di questa bizzarra di queste due bizzarre settimane di febbraio è senza dubbio quella dello sciatore che è andato ai mondiali di sci dove ha visto per la prima volta la neve. Tra tutte le strane storie di sport che si possono immaginare questa fa la parte del leone. Perché tutti abbiamo sognato di andare ai Mondiali di calcio o alle Olimpiadi, ma il problema insormontabile resta sempre uno. Non siamo in grado di farlo. Non siam buoni a far nulla. O almeno non abbastanza buoni. Ma c’è chi di fronte a questo non si è scoraggiato. Lui voleva andare ai mondiali di sci. Anche se è venezuelano e nel suo paese lo sci non si pratica perché manca un elemento fondamentale. La neve. Ma per Adrian Solano questo non è affatto un problema. Si autocostituisce Nazionale Venezuelana di Sci di fondo e si iscrive. In fondo, fino a prova contraria, nel suo paese è il migliore della specialità. Ma anche lui ha un moto d’orgoglio. Presentarsi ai mondiali senza aver mai sciato e senza aver mai visto la neve non è decoroso. Così decide di andare qualche mese in Svezia per imparare. Fa scalo in Francia dove viene fermato dalle solerti guardie doganali che non credono alla sua storia. Uno sciatore? Ma sei venezuelano! Così gli sequestrano il passaporto e lo chiudono in albergo per cinque giorni. Poi lo rispediscono in Venezuela. Immigrati clandestini, se le inventano tutte! Sciatore, puà. E Solano rinuncia? Ma manco per niente. Ma ha bisogno di soldi. Non li ha per un altro viaggio. La sua storia comincia a girare e un giornale finlandese organizza un crowfunding (che sarebbe: ho un progetto, mi date i soldi per realizzarlo?) e in breve tempo la cifra per mandare Solano ai mondiali esce fuori. Il resto è storia, la gara di Solano è l’emblema dello spirito sportivo. Già dopo due metri, ma due veri, non per dire, comincia ad avere grossi problemi a stare in piedi. Cade, cade sempre, in certi casi non scia, cammina, che gli riesce meglio. Dicono che era la prima volta che vedeva la neve e che si era allenato solamente con degli sci a rotelle. Non demorde mai. Quando arriva al traguardo è un trionfo. Manca la qualificazione di una mezz’oretta ma non fa nulla. Il sogno è realizzato. Ed è quello che conta.
Ma tra le strane storie di sport di questo pazzo Febbraio, la più bella e toccante è senza dubbio quella che riguarda una ragazza italiana: Barbara Pozzobon di Maserada sul Piave (Treviso). Barbara ha 23 anni e non si sa perché come sogno ha quello di partecipare alla Santa Fe-Coronda, massacrante maratona di nuoto nelle acque del Rio Coronda, che sembra non siano proprio cristalline, in Argentina. Perlomeno inusuale come sogno per una 23enne. Ma ci sono due problemi: Barbara non è stata selezionata per questa maratona che richiama atleti da tutto il mondo; hanno dato la precedenza ad altre più titolate ed è riserva. E poi anche se la chiamassero non ha i soldi per andarci. E la chiamano: un’argentina ha rinunciato e mandano lei. Ora il suo sogno si può avverare, ma mancano i soldi. Non demorde, prova a chiedere aiuto a qualche azienda della zona, poi non se ne occupa più, lei si deve allenare, ma in paese si sparge la voce e la gente del Piave ci tiene a realizzare il sogno della loro figliola. Il paese intero si tassa con la colletta nei supermercati del paese, e la cifra per mandare Barbara in Argentina finalmente esce fuori. Barbara partecipa per fare bella figura e arrivare fino in fondo, ma non ha grandi speranze di vittoria. Tra l’altro la gara parte malissimo, rimane nelle retrovie, poi un barcaiolo le consiglia di prendere una corrente e risale le posizioni. Bracciata su bracciata, per nove ore, con i crampi, con la fatica e i muscoli che scoppiano di dolore, Barbara non molla, le lascia tutte dietro, le russe, le americane, le argentine, quelle che erano state ammesse direttamente perché già avevano partecipato alle gare mondiali. Lei è l’ultima arrivata e in quelle nove ore magari se lo immagina che lì, a Maserada, la stanno guardando. Organizzano uno streaming e tutto il paese è li a seguirla e a tifare per lei. E lei incredibilmente ce la fa.
Lei non è andata in Argentina per dimostrare di poter arrivare fino in fondo, non è andata lì per fare bella figura, lei è andata a vincere. Barbara Pozzobon ha realizzato il suo sogno, ha vinto e con lei tutti coloro che hanno voluto credere in lei: gli abitanti di Maserada che erano già orgogliosi di avercela portata in Argentina e che ora possono esultare perché Barbara li ha ripagati con la vittoria. Vittoria che consisteva anche in un premio in denaro e la prossima volta Barbara potrà pagarsi il viaggio da sola, ma di sicuro, col cuore, gli abitanti di Maserada saranno con lei. Perché se lei oggi ha scritto questa bellissima pagina di sport è merito anche di tutti loro.
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