Lo stupro di Théo, le banlieues e il Front National
A più di una settimana dall’aggressione con stupro di Théo, nella periferia di Aulnay-sous-Bois, il livello della tensione in Francia sembra non voler scemare. Nonostante i numerosi inviti alla calma, gli episodi di scontri o violenze nelle banlieues intorno a Parigi non sono ancora cessati e il Front National cavalca l’onda del razzismo e della xenofobia.
Oltre che un terribile problema di ordine pubblico – e di stato di salute delle forze dell’ordine pubblico – il caso di Théo ha rivelato ancora una volta alla Francia quanti e quali mostri si allattino al suo seno. Un episodio di per sé inaccettabile, quello della violenza gratuita da parte delle forze dell’ordine contro un ragazzo incensurato e a quanto pare assolutamente “pulito” , aggravato da uno stupro che non si può giustificare nemmeno (sempre che ciò sia possibile) col ricorso agli istinti “bestiali” dell’essere umano, qui non c’è niente di animale, ma solo un condensato di razzismo e di fascismo dal quale purtroppo ancora non possiamo dirci in salvo.
Ma a peggiorare drammaticamente le cose intervengono da un lato la strumentalizzazione di un caso di violenza a fini propagandistici e dall’altro, sebbene siano collegati, lo stato di tensione permanente delle banlieues (segno del fatto che in questi anni troppo poco si è fatto per risolvere positivamente la situazione delle periferie).
Dopo gli scontri delle scorse notti la memoria di tutti i francesi è corsa ai tragici fatti del 2005, quando in seguito alla morte di due ragazzi i sobborghi di Parigi furono messi a ferro e fuoco e l’allora presidente Sarkozy impose il coprifuoco. La rivolta delle banlieues fu strumentalizzata come un volano elettorale dalla destra, e contribuì alla vittoria di Sarkozy alle presidenziali.
Oggi, quell’atteggiamento teso a fare della miseria e della diversità un incoraggiamento all’odio e all’esaltazione dell’orgoglio nazionale è stato assunto e portato ai suoi massimi livelli dal Front National. Non tanto la protezione a spada tratta dei corpi di polizia – dove il Front incassa il 70% dei voti – da parte di Marine Le Pen, quanto il ricorso alla stessa “strategia” di Sarkozy da parte di alcuni collaboratori del Front National che su twitter avrebbero definito feccia gli abitanti delle banlieues, rivelano che da una situazione potenzialmente catastrofica come una nuova e violenta recrudescenza delle violenze nei sobborghi di Parigi qualcuno, in termini politici, avrebbe da guadagnarci.
Di fronte a un sintomo del genere, a una febbre che ne minaccia drammaticamente la salute, la Francia democratica deve rispondere e cominciare a farlo seriamente. Distratta forse dalla ferita del terrorismo – e dai suoi terribili lasciti – essa ha bisogno di comprendere che l’ascesa del Front National e la condizione dinamitarda delle Banlieues sono sintomi di un malessere che non si è curato abbastanza, o per niente, visto che il rischio da più parti ventilato è che si ripetano i tragici fatti del 2005. La Francia è stata la patria del cosmopolitismo ma ha vissuto in sé anche gli eccessi del fascismo, del peggior colonialismo e del revanscismo bianco; in un momento drammatico come questo avrebbe bisogno di fare gli opportuni conti con il suo passato e col presente, trovando in episodi così difficili da gestire l’occasione di una rivoluzione culturale e valoriale di cui tanto i francesi quanto gli europei avrebbero molto bisogno.