Boldrini scrive a Zuckerberg: troppo odio sui social

La presidente della Camera Laura Boldrini scrive a Zuckerberg, fondatore di Facebook, perché l’odio sui social sta dilagando oltre ogni limite ed è necessario intervenire con fermezza per arginare e contrastare il problema. La Repubblica ha pubblicato la sua lettera nella quale esprime le sue fondatissime preoccupazioni riguardo l’hate speech diffuso sui social. Più volte abbiamo parlato del cyberbullismo, dell’hate speech a sfondo razziale, o del revenge porn dove ex fidanzati, accecati dall’odio e dalla frustrazione, si vendicano di chi li ha lasciati per pubblicare fotografie e filmati compromettenti del perduto amore. Ricordiamo il caso di Tiziana Cantone.

Laura Boldrini scrive a Zuckerberg perché lui ha non solo un grande potere ma anche delle enormi responsabilità in quanto fondatore di Facebook. Non si può parlare infatti di potere senza rientrare nel campo delle responsabilità. La Boldrini ricorda a Zuckerberg che, nonostante egli abbia affermato candidamente che «Su Facebook non c’è spazio per l’odio», purtroppo in Italia ciò non corrisponde a verità. In un mondo ideale del tipo “iperuranio platonico” forse non c’è posto per l’odio, ma nel mondo reale l’odio purtroppo esiste ed è un nemico da combattere. Ha riportato infatti il caso di Arianna Drago, una ragazza che ha fatto luce sul fenomeno raccapricciante dei “gruppi chiusi” dove uomini comuni postavano fotografie (prese a caso dai profili privati su Facebook e commentate in modo oltraggioso e pornografico) di donne ignare di essere state prese di mira da orde di trogloditi sottosviluppati che pensano di essere uomini.

La Boldrini stessa, in quanto donna, è stata presa di mira da “legioni di imbecilli” ai quali i social media hanno dato diritto di parola, come proclamò Umberto Eco. Oltre all’odio personale, molti “webeti” (così li definì Enrico Mentana) usano Facebook per diffondere l’odio razziale. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia infatti ha rintracciato oltre 300 pagine che elogiano il fascismo, nonostante l’apologia e l’esaltazione del fascismo costituiscano un reato punibile per legge.

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