Morto aspettando l’ambulanza, un altro caso di malasanità a Roma

morto aspettando l'ambulanzaUn uomo è morto aspettando l’ambulanza. Non si sa ancora molto intorno la drammatica vicenda che negli ultimi giorni ha colpito un cittadino romano, di età imprecisata, colto da infarto nella sua abitazione e tratto in salvo troppo tardi.

A distanza di pochi giorni dal caso della ragazza 23enne colta da una crisi epilettica e morta prima dell’arrivo dell’ambulanza la sera dell’11 gennaio. A nulla valsero i tentativi disperati di amici e parenti di rianimarla e sollecitare i soccorsi: quella notte l’ambulanza tardò circa un’ora – lei era già in fin di vita – le recriminazioni furono tante e già in ospedale, dove morì poco dopo, intervennero due pattuglie di carabinieri per evitare tensioni.

Questa volta invece ci sono voluti almeno 30 minuti prima che si sentissero le sirene dell’ambulanza. Trenta minuti fatali e infiniti, in cui l’uomo colpito da infarto nella propria abitazione piano piano abbandonava la vita. Troppo doloroso immaginare il lento stillicidio dei secondi, di minuto in minuto, aspettando qualcuno che deve arrivare per salvare una vita eppure non arriva, non arriva.

I congiunti del malcapitato, accorgendosi del ritardo dei mezzi del 118, hanno sollecitato più e più volte i soccorsi ma la risposta è stata sempre la stessa: non ci sono mezzi disponibili. Risposta peggiore non si potrebbe dare.Quando finalmente arrivano i soccorsi l’uomo è in condizioni critiche e ha smesso di respirare. E’ ancora in vita ma entra in coma, e dopo alcuni giorni muore in ospedale.

La famiglia ha sporto denuncia per appurare il perché di questo ritardo e dell’assenza di mezzi. In una città che ama definirsi “capitale” ma versa in condizioni disastrose con servizi adeguati a una piccola borgata di provincia, dove non ci sono autobus, si ritarda sempre, non ci sono ambulanze e se ci sono attenti perché magari il traffico è congestionato.

Non ci sono ambulanze, in due giorni qualsiasi, in una città di tre milioni di persone. Nemmeno due vite e, forse, nemmeno speranza.

@aurelio_lentini

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