Strategie Fatali, uno spettacolo sull’arte del Teatro
“Perché una scena abbia senso ci vuole l’illusione”. Così diceva il filosofo Jean Baudrillard a cui la Compagnia Musella-Mazzarelli, vincitrice del premio Hystrio 2016, si è ispirata per realizzare l’abile spettacolo Strategie Fatali, in scena al Teatro India fino al prossimo 5 febbraio. Muovendo proprio dal pensiero di Baudrillard e dall’opera di Shakespeare, il collaudato duo di attori-registi ha creato una drammaturgia che è un elogio del teatro stesso, inteso sia come spazio fisico, che come luogo privilegiato di indagine sull’uomo contemporaneo, sul ruolo del regista, sulla figura dell’attore, sul teatro in senso stretto e di come questo si intrecci alle fitte trame della vita.
Tuttavia sarebbe riduttivo parlare semplicemente di metateatro perché Strategie Fatali è qualcosa di più. Destreggiandosi sul sottile confine tra comico e tragico l’essere umano viene indagato in relazione alla quotidiana contemporaneità e ai suoi grandi temi come la pornografia, il terrorismo, il male, la speculazione, mentre al centro della vicenda c’è sempre lui: il Teatro. Tre diverse storie si intrecciano e si fondono, i sette attori, tra cui spiccano i grandi Marco Foschi e Paolo Mazzarelli, vestono via via i panni di sedici personaggi diversi, funzionali alle tre narrazioni: un investigatore che indaga sulla scomparsa di un adolescente all’interno di un teatro in disuso, un pomeriggio di prove per mettere in scena l’Otello di Shakespeare e un tentativo di demolizione a fini speculativi di un piccolo teatro di quartiere in stato di abbandono, in cui vive ancora un elettricista teatrale. Tre diverse trame, dunque, che si inseguono e si sovrappongono con un unico fine, quello di far riflettere sulla nobile arte della messinscena, sulla sua funzione civile e sociale.
Quella che viene rappresentata sul palcoscenico è una vera e propria strategia dell’inganno: in ogni scena viene instillato il dubbio che le cose non siano in realtà come appaiono, dimostrando quanto sia efficace la magia dell’illusione. Inganna il continuo far ridere che fa percepire più leggera un’architettura che è in realtà molto complessa. Ma più di tutto inganna la narrazione centrale, quella più metateatrale, in cui un gruppo di attori prova a mettere in scena l’Otello. Qui, battuta dopo battuta, in un crescendo di trepidazione e bravura che mette i brividi, i due rivali nella vita Alberto e Federico recitano le parti di Otello e Iago in un densissimo intreccio di vita e finzione che è un perfetto gioco degli equivoci, fino a che neanche più gli attori stessi riescono a distinguere quando il dialogo tra i due è reale o quando si tratta invece del magnifico e sempre attuale testo shakespeariano. Durante le prove il tenebroso Federico sembra essere l’unico ad aver riflettuto veramente sul senso della tragedia del Bardo, e sarà lui a porre Alberto di fronte allo specchio che gli restituisce il volto di Otello consumato dalla gelosia. Sempre in equilibrio costante tra comico e tragico, tra realtà e rappresentazione, Strategie Fatali è sì il risultato di un lavoro corale, ma è anche una grande scena di gruppo in cui di volta in volta ognuno diviene personaggio chiave nell’universo della finzione, universo in cui coesistono “piani paralleli, che però a volte si toccano, si sovrappongono” fino all’emozionante esplosione finale che si tradurrà, poeticamente, in suggestiva pioggia di petali rosso sangue.
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