Attraverso, le fotografie di Lia Pasqualino in mostra alla Galleria del Cembalo
I venti scatti in bianco e nero di Lia Pasqualino sono tutti differenti, ma sono al contempo accomunati da un unico elemento: il vetro. Il diaframma del vetro e della finestra che si frappone tra la fotografa e il soggetto, sia esso un ritratto in studio o un’immagine rubata, svolge una funzione essenziale: esalta la relazione tra il dentro e il fuori, diviene filtro che ovatta le immagini e barriera di separazione tra i protagonisti immortalati e il mondo circostante. In mostra alla Galleria del Cembalo fino al 1 aprile, la mostra fotografica della palermitana Lia Pasqualino indaga il suggestivo ed enigmatico effetto della superficie del vetro, dietro cui si svelano ritratti di personaggi noti e non, dando sempre come risultato un’immagine affascinante e rarefatta. Dietro la parete trasparente tutto appare senza tempo, sospeso in un’atmosfera in qualche modo protetta da ciò che si trova al di fuori. Tuttavia il diaframma, proprio per la sua trasparenza, non è mai netto, anche se appannato spesso vi si riflette l’esterno e in tutti i casi il vetro diviene filtro in cui convergono “l’emozione, la memorie e il silenzio, coagulato nel tempo dello scatto”.
“Se è vero che c’è uno strano silenzio quando si guarda il mondo attraverso una parete di vetro, è anche vero che si tratta del silenzio più ammaliante e catturante che esista”, spiegano i curatori. Proprio per la sua funzione di raccordo tra un dentro e un fuori “la finestra è un dispositivo usato da sempre, e che la pittura, la fotografia, il cinema hanno variamente celebrato”. Come il protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe che guarda la folla attraverso i vetri di un locale pubblico, o le fotografie di Luigi Ghirri che sono piene di finestre, in quest’esposizione Lia Pasqualino ci offre la sua versione di uomini e donne visti attraverso l’opaco filtro del vetro di una finestra che, dunque, ne altera gli originali contorni, la luce e l’intensità degli sguardi, le tonalità, il contrasto.
La fotografa è nata a Palermo in una nota famiglia di artisti e intellettuali. Nipote della pittrice Lia Pasqualino Noto e figlia dell’antropologo fondatore del Museo Internazionale delle Marionette, oggi la fotografa vive a Roma con il marito regista Roberto Andò. Circostanze stimolanti queste, che le hanno dato la possibilità di venire da sempre in contatto con artisti, intellettuali e attori, ritraendoli, e di essere presente su vari set cinematografici e nei backstage teatrali, realizzandone suggestivi racconti per immagini. In mostra sono infatti presenti anche i ritratti di Valeria Bruni Tedeschi e del grande attore polacco Roman Siwulak. Ciononostante è stata la lezione di Letizia Battaglia e di Franco Zecchin a consacrarla definitivamente alla fotografia, così che dal 1983 alterna il reportage alla fotografia di scena, ereditando dalla grande fotografa, palermitana come lei, forse quello stesso sguardo profondo su di una variegata umanità e quell’intenso e intimo bianco e nero.
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