Bello Figo, identikit del trash-rapper che fa discutere

Non tutti conosceranno Paul Yeboah, alias Bello Figo, il trash-rapper italo-ghanese che, con le sue “canzoni”, sta dividendo l’Italia. I suoi video sono diventati virali e nell’agone internautico stanno contribuendo ad accrescere la sua fama a dismisura. Vanta milioni di visualizzazioni su YouTube e francamente non tutti sono in grado di capirne il perché.

Il suo pezzo più famoso è Non pago affitto, dove sembra sbeffeggiare le politiche di integrazione sociale vigenti in Italia. Bello Figo affonda il dito nella piaga e, nel suo “rappare” incerto e imbarazzante (che avrà fatto rigirare nella tomba i veri rapper del calibro di 2Pac e Notorius BIG), proclama frasi del tipo “non faccio l’operaio”, e ancora “non mi sporco le mani perché sono già nero”, oppure “andiamo in stazione a rubare”. Un paio di versi, come se non bastasse, si riferiscono alle donne italiane con espliciti riferimenti sessuali che non è veramente il caso di stare a riscrivere.

Bello Figo: ironia e provocazione politica o nichilismo da selfie e totale assenza di significato?

In questo turbine di edonismo e narcisismo sfrenati, Bello Figo chiede il Wi-Fi, l’albergo a 4 stelle, lo stipendio. Non è molto chiaro dove inizino (e dove finiscano) l’ironia e la provocazione, e dove invece imperino il nichilismo ed il vuoto assoluto che permea le nuove generazioni del selfie e della monetizzazione dei click. In circa 100 pezzi (fatti, a detta dell’autore, con il solo proposito di far ridere), Bello Figo si erge a portavoce degli umori degli immigrati e dei profughi, facendosi carico delle loro richieste. Gli immigrati però, per fortuna, a più riprese fanno sapere di non voler avere niente a che fare con l’aulico l’autore di “Mi faccio una seGha”.

Legioni di esegeti potranno interrogarsi sull’effettivo valore dei contenuti dati alla luce da questo giovane parmense che gioca maldestramente a fare il “gangsta”, ma di fatto non sembrano arrivare dall’autore suggerimenti su come interpretare il corpus della sua opera. Chissà, forse starà aspettando il momento giusto per urlare al mondo il suo dirompente messaggio politico, ma c’è già chi non ha perso tempo a celebrarlo, come il “Rolling Stone” che lo ha definito “il rapper più politicizzato d’Italia”, per il fondamentale contributo che Bello Figo avrebbe dato al dibattito referendario con il suo pezzo “Referendum costituzionale”.

Bello Figo_Selfie

Sarà, ma il suo atteggiamento strafottente e provocatorio senz’anima ha portato all’annullamento di 3 concerti previsti all’interno del “Non pago affitto Tour”. Sono arrivate infatti minacce di morte del tipo: “Incendieremo il palazzetto con la gente dentro”. Alla polemica è subito seguito il giallo: Bello Figo in questi giorni è infatti scomparso dalla circolazione e nemmeno il suo manager sa dire dove sia. Forse sarà in ritiro per preparare nuove perle musicali e poetiche? C’è chi dice che potrebbero metterlo sotto scorta.

Ironia a parte, la verità è che le canzoni di Bello Figo più che far ridere mettono solo tanta tristezza, vanno prese per quello che sono: il tentativo di un adolescente un po’ troppo cresciuto di far soldi e di guadagnare visibilità in un mondo dove se non appari non sei. Lo stesso autore nelle sue imbarazzanti interviste denuncia la totale assenza di significati e di messaggi politici. Bello Figo è lo specchio del nostro tempo, un tempo in cui, dietro ai selfie imbellettati, ai giudizi sessisti infamanti “da figo” e alla provocazione autoreferenziale, non resta più niente. Al massimo, qualche milione di click.

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