Qualcuno volò sul nido del cuculo, l’appassionato inno alla libertà di Alessandro Gassmann
Ancora una volta Alessandro Gassmann affronta a teatro il delicatissimo tema della follia e del trattamento coercitivo all’interno degli istituti psichiatrici. Questa volta lo fa con l’appassionato e commovente spettacolo Qualcuno volò sul nido del cuculo di Dale Wasserman in scena al Teatro Eliseo fino al 29 gennaio, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey da cui venne realizzato l’indimenticabile film con Jack Nicholson, vincitore di ben cinque premi Oscar. L’adattamento di Maurizio de Giovanni trasferisce l’ambientazione del manicomio statunitense della versione originale, all’Ospedale psichiatrico di Aversa di inizio anni Ottanta, avvicinando storia e personaggi, sia in termini cronologici che geografici, così da rendere il tutto molto più familiare e dunque, più coinvolgente. Tuttavia lo spettacolo di Gassmann non è solo di grande carica emotiva, ma è anche un impegnato viaggio nel mondo della fragilità umana, del disagio interiore e della paura di affrontare il mondo, oltre che uno spietato atto di accusa contro l’abuso di potere e dei brutali metodi terapeutici adottati negli istituti psichiatrici.
La vicenda ha inizio con l’ingresso in manicomio di un nuovo paziente, Dario Danise interpretato da Daniele Russo, un delinquente che simula l’infermità mentale per sfuggire alla galera. Il suo arrivo è destinato a sconvolgere le dinamiche interne dell’ospedale, portando scompiglio e disordine a causa della sua spavalderia e del suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti. La sua repulsione verso le ferree e crudeli direttive dell’ospedale lo porteranno a portare avanti una dura battaglia nei confronti di un sistema repressivo ingiusto e dannoso, in particolare verso la gelida e inflessibile suor Lucia (forse l’unica vera personalità patologica) metafora dell’abuso di potere e di quel sistema coercitivo imposto dall’alto.
L’irriverenza, la vitalità e la straordinaria umanità di Dario contagerà gli altri pazienti, sei vulnerabili individui potenzialmente “guaribili” dalle loro diverse patologie mentali e fobie, risvegliando in loro un certo diritto alla dignità, alla normalità e la speranza di poter assumere, un giorno, il controllo delle proprie vite. La sua sfida contro suor Lucia e il potere costituito vedrà Danise sconfitto, nell’impotenza di ribellarsi a “pratiche terapeutiche” barbare e tutt’altro che curative che lo renderanno incapace di continuare a lottare, fino alla “liberazione” che avverrà in un tragico ed emozionante finale.
Tutti incredibilmente bravi i “matti” messi insieme da Gassmann, ognuno prefetto interprete della propria infermità e fragilità, che si muovono sicuri all’interno di una scenografia semplice, ma efficace, accompagnati dalle musiche di Pivio & Aldo De Scalzi che partono dal blues, alternando momenti elettronici più d’atmosfera per sottolineare particolari tensioni della drammaturgia, fino al climax dell’esplosione finale. “Un testo che è una lezione di impegno civile, ma anche e soprattutto una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e fa riflettere”, dichiara il regista Alessandro Gassmann che, ancora una volta, utilizza il teatro come strumento di battaglia civile per affrontare temi come la malattia e la diversità di un’umanità in cui ognuno di noi si può in parte ritrovare perché forse, come affermava Franco Basaglia, in fondo “visto da vicino nessuno è normale”.
Torna alla homepage LineaDiretta24