Tutta la verità sui 5 stelle e l’Alde
Il Movimento 5 stelle e l’ALDE, partiamo dai fatti. Il Movimento 5 stelle, in seguito a una votazione online sulla piattaforma “Rosseau”, ha approvato il cambio di gruppo in seno al Parlamento Europeo. Dall’EFDD di Nigel Farage all’ALDE di Guy Verhofstadt, o almeno sarebbero state queste le intenzioni del Movimento stesso fino alla serata di lunedì. Il gruppo dei liberali (ALDE), infatti, ha nettamente chiuso la porta in faccia ai cinque stelle.
Il movimento 5 stelle in Europa
Giunti alle elezioni europee del 2014 con lo scettro di euro-scettici (attribuitogli più dai media che dalla realtà), il Movimento 5 stelle fondò la sua campagna elettorale sui seguenti punti programmatici:
- abolizione del fiscal compact
- adozione degli eurobond
- alleanza tra i paesi mediterranei per una politica comune
- investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo deficit di bilancio
- finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni
- abolizione del pareggio di bilancio
- referendum per la permanenza dell’Euro
Ovvio ma non banale che quei cinque milioni e passa di elettori che nel 2014 portarono al parlamento europeo diciassette esponenti del M5s, li votarono al fine di veder realizzato il programma elettorale su indicato. Altrettanto ovvio che, come in una classe liceale vi sono correnti, gruppi, amici e nemici, anche in questo caso non tutti i parlamentari pentastellati sbarcati nella capitale belga furono della stessa idea fin dall’inizio. Primo appunto da tenere a mente, vi torneremo tra poco.
Che cos’è un gruppo parlamentare europeo?
Si tratta di gruppi molto diversi da quelli dei Parlamenti nazionali: sono vietati gruppi composti da deputati provenienti da un unico stato membro; conferiscono il potere ai propri parlamentari di intervenire durante le sedute assembleari; consentono l’utilizzo di fondi europei; appartenere allo stesso gruppo non comporta necessariamente unanimità nelle operazioni di voto.
Sfatiamo subito un mito: perché il Movimento, pur di non generare tutto questo putiferio, non ha creato un gruppo ex novo? Per farlo sono necessari 21 parlamentari, il Movimento dispone di “soli” 17 rappresentanti presso Bruxelles e Strasburgo.
E’ importante capire che rimanere esclusi da un gruppo nel Parlamento Europeo (o scegliere di non farne parte), significa scaldare una poltrona senza avere alcuna voce in capitolo all’interno di un’assemblea che a sua volta, in Europa, gioca un effimero ruolo di contorno rispetto a Commissione, BCE e Consiglio europeo.
Che cos’è l’ALDE
Alde sta per “Alliance of Liberals and Democrates for Europe”. Parliamo quindi di liberali (sono quelli che più spinsero per TTIP e clausola ISDS, prima che il belligerante Obama finisse fuori dalla Casa Bianca), affezionati agli stringenti vincoli europei e soprattutto contrari a ogni forma di interesse nazionale e opposizione a eccessive cessioni di sovranità verso la sovrastruttura europea. Eccovi servito il primo tassello: i punti programmatici dell’ALDE si scontrano terribilmente con la “missione” che quei 5 milioni di elettori conferirono ai parlamentari m5s nel 2014.
A dirlo non è il sottoscritto: fu infatti Beppe Grillo, attraverso il suo blog (in data 30 luglio 2015) ad attaccare il capo dell’Alde: Guy Verhofstadt venne ivi descritto come il politico che più dentro al Parlamento europeo incarna l’euroStatocentrismo. Frase nettamente dispregiativa (come suggerito dal testo integrale pubblicato dal garante del Movimento); per farvela breve Verhofstadt viene indicato da Grillo come uno dei cinque impresentabili del parlamento europeo.
Manovre da prima repubblica
Procediamo con cautela, il meglio deve ancora arrivare. Dunque, un Movimento politico entra a Bruxelles con i gradi di capo di stato maggiore dell’esercito degli anti-eurozona, soltanto due anni dopo decide di passare tra le file del nemico e dopo una consultazione popolare in piazza si vede sbarrare le porte dallo stesso proprio sul più bello. Confusi?
Per sciogliere questa ingarbugliata matassa partiamo dalle motivazioni ufficiali, prese dal blog di Grillo, che avrebbero portato a questo repentino cambio di fronte:
Da questa “chiamata alle armi” possono dedursi tre punti:
- si poteva tranquillamente rimanere nell’EFDD fino a fine legislatura
- qualcuno ha deciso dall’oggi al domani (in realtà in un periodo storico ben preciso come vedremo più avanti) di approcciare all’ALDE degli ultra liberisti
- Non ci può essere alcuna battaglia comune nel rispetto della realizzazione del programma del Movimento 5 stelle se ci si “allea” con l’ALDE.
Non è un’alleanza, è solo far parte dello stesso gruppo
Tutto vero sotto un punto di vista formale: abbiamo infatti visto come appartenere allo stesso gruppo nel parlamento europeo non comporti obblighi circa le procedure di voto, opinione, indirizzo e quant’altro. Poi c’è la sostanza, fatta di accordi e incontri di volontà assai poco trasparenti:
Ci si è messo un leak del gruppo liberale a giocare un brutto scherzo al M5S. Queste due pagine risalenti al 6 gennaio 2017 costituiscono una bozza di accordo tra gli stessi 5 stelle e l’ALDE. Torneremo più tardi sull’identità dell’uomo che ha preso parte al tavolo delle trattative, per ora estrapoliamo un paio di nozioni interessanti in aiuto a chi mastica poco l’inglese. Essenzialmente l’accordo avrebbe previsto:
- una poltrona da vicepresidente dell’ALDE per David Borrelli
- una seconda poltrona da “capo” del gruppo di lavoro sulla democrazia diretta per David Borrelli
- il supporto del Movimento 5 stelle per la candidatura di Verhofstadt sia come leader del gruppo che come presidente del parlamento europeo. Addirittura si legge nell’accordo di una dichiarazione pubblica del M5S in favore dello stesso.
- niente questioni “interne/nazionali” in seno al parlamento europeo. Solo interessi europei.
- un “ultimatum” per un nuovo incontro fissato all’11 gennaio 2017.
Ma chi è David Borrelli? A detta di molti (ma queste chiacchiere le lasciamo ai “big” dell’informazione italiana) braccio destro di Casaleggio a Bruxelles, Borrelli è semplicemente un fan dell’Europa dei popoli e dell’Erasmus, una persona convinta che l’Unione Europea possa essere cambiata “dall’interno” e che uno dei principali problemi di questo sistema siano i “costi della burocrazia”. Tra l’altro lo stesso eurodeputato trevigiano ha incassato solo qualche mese fa, durante una trasmissione in onda su La7, la stima del signor Mario Monti, il cui partito politico (ormai morto e sepolto nel contesto italiano da diverse settimane) appartiene guarda un po’ all’ALDE di Guy Verhofstadt.
Eletto per abolire il pareggio di bilancio, indire un referendum sull’euro (inammissibile nel nostro ordinamento, dall’euro si esce attraverso forti decisioni prese in altre sedi, vedi il caso Tsipras dell’estate 2015), introdurre eurobond, ridiscutere le politiche europee, la sintesi del Borrelli pensiero è espressa in questo tweet:
Tornando alla bozza di accordo del 6 gennaio scorso, se da una lato la promessa di endorsement a un personaggio come Guy Verhofstadt risulta ridicola, da nessuna parte dell’accordo è scritto ciò che invece si legge sul blog di Grillo: di totale e indiscutibile libertà di voto non c’è traccia nel testo leakkato dall’ALDE.
La votazione dei 40000 iscritti alla piattaforma Rosseau non sembra quindi essere stata basata sulla “trasparenza” di cui i 5 Stelle tanto si fanno vanto. Vittime del vizio di trasparenza e comunicazione non sono stati però solo i cittadini: alcuni europarlamentari a 5 stelle hanno comunicato di non essere in alcun modo a conoscenza della votazione di domenica scorsa. Marco Zanni, eurodeputato capace e anti-euro, ha commentato così gli eventi degli ultimi giorni:
Ma cos’è davvero successo in questa sorta di spy-story? L’ipotesi più plausibile è che un piccolo manipolo di eurodeputati M5S si sia fatto coinvolgere circa una possibile alleanza con ALDE, abbia stilato la bozza di accordo tra intimi, per poi prendere una sonora cantonata nel momento in cui la base dello stesso ALDE non ha accettato l’ingresso del 5S nel gruppo. Così il gruppo più euro-fanatico di Bruxelles, i popolari e l’S&D si ritrovano ora con un EFDD in meno tra i piedi. Immaginate infatti l’accoglienza che il gruppo di Farage riserverà ai 17 sventurati cinque stelle una volta che questi faranno ritorno dai vecchi compagni.
Un clamoroso autogol politico dunque, che però sfocia in interrogativi inquietanti: se le premesse sono queste, quando verrà il momento di prendere delle decisioni forti e responsabili davanti ai cittadini, davanti a quella base che è sempre stata il cuore pulsante di questa forza politica, ci si tirerà indietro? Alla luce di questi fatti è difficile poter ritenere che l’Italia riuscirà a stracciare i trattati europei, dire addio al pareggio di bilancio, al fiscal compact, al MES e all’euro per mano del Movimento 5 stelle.
A fronte del pasticcio combinato da Grillo, Davide Casaleggio, Borrelli e soci non sono arrivate delle scuse (necessarie viste la votazione lampo vuota di trasparenza e le ragioni su elencate) ma un post sul sito dello stesso garante, il cui titolo recita “l’establishment contro il Movimento 5 stelle”.
All’interno si legge che il Movimento avrebbe fatto “tremare il sistema come mai prima”. Parole che si commentano da sole ma che devono suonare come un monito per attivisti ed elettori del Movimento: siete sicuri che non vi stiano prendendo in giro?
***l’autore dell’articolo ha votato Movimento 5 stelle Europa alle elezioni del 25 maggio 2014.
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