Approvata la legge bavaglio contro la libertà di stampa in Egitto

Il parlamento egiziano ha votato una nuova legge che prevede la costituzione di un Consiglio Supremo che avrà il compito di amministrare e di supervisionare i Media. Questo organo  politico di repressione dell’informazione potrà censurare emittenti radiofoniche e televisive, revocare licenze e diritti dei giornalisti pubblicisti, multare, licenziare e procedere all’arresto degli stessi. La legge bavaglio contro la libertà di stampa in Egitto si nasconde dietro l’alibi del perseguimento del bene comune e della sicurezza nazionale dello Stato egiziano,  ma in questo modo la libertà di espressione e di diffusione dell’informazione a mezzo stampa saranno messe a dura prova, sotto l’egida di un Consiglio Supremo che mette il bavaglio alla stampa allo scopo di mantenere il controllo dell’opinione pubblica. Una mossa attuata dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, che dal Cairo ha lanciato la sfida ai giornalisti.

La libertà di stampa in Egitto si sta sgretolando pezzo per pezzo

Lunedì scorso il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha portato al voto in Parlamento questa legge bavaglio, una stretta che sembra configurarsi come una vera e propria morsa ai danni dei giornalisti e di tutti coloro che contribuiscono a rendere libera l’informazione in Egitto. Il sindacato dei giornalisti egiziani ha contestato questa legge repressiva dei Media dichiarando che ha il solo scopo di rafforzare in modo dittatoriale lo strapotere dell’esecutivo e le nuove norme contro la libertà di stampa sono state ampiamente contestate fuori dall’Egitto: nel merito è intervenuto anche il Comitato per la Protezione Internazionale dei Giornalisti che ha sede a New York. Il mondo è rimasto attonito a guardare cosa accadeva nella Turchia di Erdogan, dove si era proceduto all’arresto di oltre 80 giornalisti, ora in Egitto ne sono stati arrestati e incarcerati almeno una ventina. Ma la perdita della democrazia pezzo per pezzo in Egitto, a partire dalla libertà di stampa, non è cosa di questi giorni.

Libertà di stampa in Egitto

L’Egitto sta diventando un Paese sempre più autoritario che non a caso cerca di appiattire le menti più brillanti e gli intellettuali. Cosa è rimasto della primavera araba? Cosa è rimasto delle speranze alimentate dalle proteste del 2011 da parte di tutti quei coraggiosi attivisti che sono stati repressi e incarcerati, vittime del crescente autoritarismo del governo egiziano?  Si parla addirittura di oltre 41.000 persone arrestate e processate irregolarmente e già nell’autunno del 2013 era stata introdotta un’altra legge repressiva che autorizzava la polizia egiziana a procedere agli arresti e all’incarcerazione degli attivisti manifestanti non autorizzati a scendere in piazza.

Libertà di stampa in Egitto

Giuseppe Acconcia, giornalista esperto di politica del Medio Oriente e ricercatore presso l’Università di Londra, ha dichiarato in un’intervista che «l’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi non è un regime autoritario come quello di Mubarak, ma è e resta comunque un regime militare. Ormai i politici e i militari sono un tutt’uno nel parlamento egiziano e contribuiscono a reprimere i civili e a schiacciare l’opposizione, mettendo inoltre sotto torchio centinaia di organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani, delle donne e Lgbt».

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