Guerra in Siria: spiragli per una nuova tregua di Aleppo
SPIRAGLI PER UNA NUOVA TREGUA DI ALEPPO? – Dopo la rottura del cessate il fuoco avvenuta ieri e la ripresa dei bombardamenti, oggi si apre un nuovo spiraglio per una nuova tregua che consenta di evacuare i civili da Aleppo. Mancherebbe solamente il si di Damasco, mentre, come hanno già fatto sapere i ribelli, ci sarebbe già il si di Turchia, Russia e Iran. Ieri gli autobus verdi che dovevano iniziare le evacuazioni sono rimasti fermi, mentre la città era ripiombata nella guerra, sotto nuovi bombardamenti, con la fragile tregua che non aveva retto. L’accordo per l’evacuazione dei civili da Aleppo est era stato sospeso, come reso noto da fonti del governo di Damasco e dei ribelli anti-Assad. Il bombardamento sarebbe avvenuto sul quartiere di Bustan al Qasr e avrebbe provocato un numero imprecisato di feriti. Sarebbero anche morte sei persone, uccise da alcuni razzi lanciati dai ribelli in zone da poco riconquistate da forze governative.
UNA SITUAZIONE COMPLICATA – Nella zona la situazione è tutt’altro che semplice. La Turchia accusa Damasco di impedire l’effettivo svolgimento della tregua di Aleppo. Secondo il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, sparatorie avrebbero impedito ai bus di partire. Per i governativi siriani invece a sparare sarebbero stati gruppi armati di ribelli. Erdogan, il primo ministro turco, aveva annunciato che avrebbe parlato direttamente con Putin per cercare di salvaguardare la fragile tregua. Intanto l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana ha denunciato l’arresto a Istanbul del suo giornalista Husnu Mahalli da parte delle autorità turche.
Secondo l’Osservatorio per i diritti umani siriano sarebbe stato il regime a impedire l’applicazione dell’accordo tra Russia e Turchia per non essere stato consultato. Accusano invece l’Iran gli oppositori del regime. Alla base di tutto ci sarebbero delle nuove richieste (la liberazione dei propri ostaggi e nuove condizioni imposte da Teheran) da parte dell’alleato di Assad.
I PROBLEMI DELL’EVACUAZIONE – Come se non bastasse, in questo scacchiere complesso e instabile, la stessa evacuazione porta notevoli complicazioni. Da un lato vi è il reale timore che civili e combattenti, una volta sugli autobus, invece che essere condotti in aree sicure, vengano condotti in centri di interrogatorio o di detenzione, come già successo qualche settimana fa con l’evacuazione del borgo ribelle di Daraya. Dall’altro le stime sul reale numero di persone da evacuare sono tutt’altro che precise. Si va dai cinquantamila sfollati prefigurati dalle Nazioni Unite, agli oltre duecentomila riferite da fonti locali.
Una situazione molto complessa che si evolve di ora in ora.
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