Roma Fiction Fest, incontro con gli autori: dieci pensieri sulla serialità oggi
Si è tenuto, come da programma, l’atteso incontro con gli autori al Roma Fiction Fest. In sala erano presenti autori e sceneggiatori del calibro di Peter Exacoustos, Laura Ippoliti, Michele Pellegrini, Barbara Petronio, Andrea Purgatori, Stefano Sardo, Maurizio Careddu, Fosca Gallesio, Pierpaolo Pirone e Amelia Pollicino.
Il tema della discussione era uno scambio di idee sullo stato della serialità televisiva in Italia e nel mondo rispetto al passato e al futuro, ed è stato moderato da Giuseppe Piccioni.
Ad aprire l’evento è stato Andrea Purgatori secondo il quale: “questi scambi di idee sono molto utili per coloro che lavorano nel mondo delle fiction e lo sarebbero ancor di più se ci fossero anche i produttori. In passato si sono investiti tantissimi soldi sul prodotto fiction senza badare a quello che avveniva nel mondo esterno. La visione strategica dei broadcaster sulle fiction non è poi cosi lungimirante, tolto sky, c’è uno spirito conservativo con cui si continua a fare fiction”. Arrivando poi a toccare il punto focale della questione che per Andrea è rappresentato dai diritti, di cui gli autori sono totalmente privi sui propri lavori: “L’autore è costretto a consegnare tutti i diritti di quello che produce. I diritti sono fondamentali per gli autori, perché ci deve essere anche la possibilità di rifiutarsi di scrivere storie che non si vogliono scrivere”.
Secondo Laura Ippoliti: “Dopo anni di chiusura c’è stata una valanga di creatività che ha invaso l’estero ed è il momento ideale per liberare anche gli autori italiani. Il punto debole dell’Italia è una mancanza di coraggio rispetto alla richiesta del prodotto. Il committente continua a chiedere un prodotto rassicurante, che non stupisca e questo è quanto di più deleterio ci sia per la creatività dell’autore”.
Per Maurizio Careddu: “Gli autori non riescono più a intercettare i gusti del pubblico. Le uniche fiction che hanno avuto successo non sono uscite dai canali generalisti. Intercettare il cambiamento che avviene nel mondo è fondamentale, mentre sembra volercisi limitare a fare quello che si sa fare bene, senza osare”.
Per Barbara Petronio: “Il modello nel quale l’autore veniva indirizzato nello scrivere una storia si sta modificando. Questo è determinato dal calo dell’audience del canale generalista che sta perdendo seguito e di conseguenza cambiando l’approccio con l’autorato. Netflix lascia molta libertà agli autori sulle storie da scrivere e impone invece vincoli severi su alcuni strumenti da utilizzare e sebbene il loro ingresso nel mercato sia dirompente e stia rivoluzionando il modo di fare serie, pone l’Italia e i canali generalisti nella preistoria rispetto a queste nuove forme di trasmissione e fruizione”.
Anche Stefano Sardo prende la parola nell’incontro con gli autori al Roma Fiction Fest: “Nessuno ci ha mai chiesto un’idea originale per una serie o per un film. L’originalità era un problema e non il budget. Le serie sono il medium degli autori e questo, fuori dall’Italia, ha portato l’idea dello showrunner, ovvero una figura a metà tra l’autore e il produttore. Colui che scrive la storia sovraintende su tutto. In Europa tutto questo è un’utopia. Ora si può scavalcare l’Italia e proporsi direttamente nel mondo per produrre prodotti di qualità”.
Più polemico con la sua categoria Peter Exacoustos secondo il quale: “Come categoria, noi autori, non siamo riusciti ad esprimere una nostra posizione e ad imporci con i produttori. Sulle tv generaliste è difficile lavorare con alcuni strumenti e addirittura con determinati generi. Ci sono delle strade che sono precluse, ma la cosa veramente grave è che queste strade, alcune volte, ce le precludiamo già in partenza da soli”.
Per Pierpaolo Pirone: “Con l’ingresso di Sky si è aperto uno spiraglio per noi autori, come si è aperto, a suo tempo con HBO negli Stati Uniti. L’idea originale non è molto praticata, le serie vengono tratte sopratutto da film e da libri. Il punto di arrivo deve essere l’idea originale. Ovviamente affidare una serie come The Young Pope ad un premio oscar come Sorrentino consentirà a molti autori e sceneggiatori di poter lavorare con altrettanta libertà, portandoli a potersi prendere dei rischi da un punto di vista narrativo”.
Se Amelia Pollicino all’ incontro con gli autori al Roma Fiction Fest si è soffermata sul tema delle fonti, più o meno evidenti, da cui sono prese alcune serie di successo, la discussione poi ha nuovamente virato, come è normale che sia, sul problema fondamentale degli autori italiani, ossia quello dei diritti. Tra committenti che hanno ridotto al minimo gli investimenti e, come nel caso della Rai, si rifiutano addirittura di incontrare gli autori, alla crisi economica che ha colpito duramente il settore, limitando moltissimo prodotti già realizzati, come denunciato da Fosca Gallesio. Anche per Michele Pellegrini gli autori sono entrati in un’epoca in cui è fondamentale far rispettare i diritti e la qualità del lavoro svolto, rimarcando il fatto che in Italia gli autori siano molto bravi, avendo ormai raggiunto un notevole livello di scrittura ma che si paghi ancora qualcosa in termini di realizzazione finale del prodotto”.
Un incontro molto positivo quello con gli autori al Roma Fiction Fest, che ci regala uno spaccato molto lucido sullo stato della serialità italiana nell’epoca d’oro delle serie Tv.
Vai alla home page di Lineadiretta24.it
Leggi altri articoli dello stesso autore
Twitter: @Mauro.Zini14
incontro con gli autori al Roma Fiction Fest
incontro con gli autori al Roma Fiction Fest