Di padre in figlia, al Roma Fiction Fest un’ode al coraggio delle donne
Unica fiction italiana in concorso al Roma Fiction Fest 2016, Di padre in figlia racconta l’evoluzione del ruolo femminile all’interno della società, partendo dall’inversione delle parti nella famiglia. E lo fa narrando la storia della famiglia Franza, il tipico nucleo familiare della fine degli anni ’50, che ha a capo un padre padrone, tutto dedito al lavoro e al tanto agognato figlio maschio, ma insensibile ai sentimenti e alle difficoltà della moglie Franca e delle due figlie Elena e Sofia.
Interpretato da un cast maiuscolo formato da Alessio Boni, Stefania Rocca, Cristiana Capotondi, Matilde Gioli e Francesca Cavallin, attento e preciso a esprimere le sfumature di ogni emozione anche solo a partire dai giochi di sguardi, che diventeranno all’interno della fiction il primo segnale per cogliere quel profondo senso di unione che porterà tutti i personaggi femminili a coalizzarsi e riscattarsi, ciascuno a modo proprio, Di padre in figlia, con la sua narrazione cadenzata e allo stesso tempo estremamente fluida, tiene tutti gli occhi incollati allo schermo.
Diretto da Riccardo Milani, ideato da Cristina Comencini, e scritto da Giulia Calenda, Francesca Marciano e Valia Santella, questo progetto è un’ode alle donne che ci ricorda che l’alleanza e la complicità tutta al femminile sono state le chiavi del riscatto del ruolo della donna nella società. Consapevolezza che probabilmente, al giorno d’oggi, abbiamo perduto, troppo attente a cercare non più solo di crearci un’identità separata da quella degli uomini, ma di provare ad assomigliargli.
Da una parte c’è la figlia minore, Elena (Matilde Gioli), tutta concentrata sulla sua bellezza, in quegli anni in cui le donne iniziavano a scoprire il loro corpo, che cresce troppo velocemente per la sua età restando incinta ancora liceale; e dall’altra c’è Maria Teresa (Cristiana Capotondi) la più grande, che iscrivendosi all’Università di Padova scopre la libertà di un mondo fatto di battaglie e contestazioni, a lei, troppo attenta ad essere perfetta perché alla ricerca dell’approvazione di un padre che non l’ha mai guardata, ancora sconosciuto.
Ma, in Di padre in figlia, il vero ago della bilancia di questa famiglia è Franca (Stefania Rocca) che, pur non avendo dalla sua la freschezza di una generazione che cresce con la voglia del cambiamento, è la prima a non voler più sottomettersi alle regole di un marito che si rapporta alla famiglia a suo uso e consumo, e che quando ne ha voglia passa le sue nottate con una prostituta (Francesca Cavallin). Sarà proprio con quest’ultima che Franca creerà un’alleanza speciale, e ognuna, a modo proprio, cercherà di restituire all’altra tutto ciò che la società gli ha fino ad allora negato in quanto figure di sesso femminile, dall’istruzione alla dignità. La forza di questa madre darà ad Elena anche la chance di non finire per vivere un matrimonio senza amore, come accadde a lei, ma di poter crescere il suo bambino da sola, con l’aiuto di tutta la famiglia, senza sposarsi, noncurante di quello che avrebbero potuto pensare gli altri.
Di Padre in figlia, lungo le sue quattro puntate in onda su Rai 1 da aprile, che racconteranno il periodo dalla fine degli anni ’50 fino agli inizi degli anni ’80, ci mostrerà il contributo che ciascuna, nella sua unicità, ha dato alla lotta per l’emancipazione, e non solo parlando delle battaglie femministe per i diritti civili, della legge Merlin, e di quelle sull’aborto e sul divorzio, ma raccontandoci del riscatto delle donne all’interno della famiglia, il primo vero mattone su cui si fonda uno Stato intero. Perché è a partire dai cambiamenti interiori, dalla presa di coscienza del proprio valore e dall’alleanza, che si trasforma un mondo intero.