Mandzukic abbatte la Dea
Juventus-Atalanta è stata un elogio al sacrificio, all’abnegazione inesauribili del croato bianconero: Mario Mandzukic. Indubbiamente il miglior in campo, ha riassunto alla perfezione la reazione della Juventus post Genoa. Ne ha fatto le spese una Dea che, fino ad ora, pareva inarrestabile.
Nel momento più alto dell’Atalanta e nel momento più basso della Juventus è arrivato il confronto diretto. E la partita ha raccontato una catastrofe, nel senso di un vero e proprio capovolgimento delle due situazioni. Ha mostrato, da una parte, la solidità e l’aggressività juventina (fin qui ancora latenti) e, dall’altra, la vulnerabilità e la fragilità atalantina (fin qui ancora non palesate). Un gioco di scambi, di contrari, di inversioni operate nell’arco di novanta minuti comunque intensi e piacevoli. Due modalità che possiamo benissimo identificare in due protagonisti della partita, uno positivo, Mario Mandzukic, l’altro negativo, Jasmin Kurtic. Totalmente efficace il primo quanto impalpabile il secondo.
Allegri, insomma, ritrova dalle ceneri del Marassi lo spirito della squadra pluricampione d’Italia e soprattutto quell’atteggiamento umile e di sacrificio, propria del suo dna, rappresentato perfettamente dall’attaccante croato che, più per il gol, si distingue nel recupero dei palloni. Non a caso risulta essere il giocatore che ne ha recuperati più di tutti: 7 in totale. Ma non solo, Mario Mandzukic è stato l’uomo in più in ogni reparto. In difesa, più volte, ha sbrogliato situazioni difficili: vedi, come esempio, la doppia consecutiva opposizione con il corpo a due tiri atalantini (quasi ha fatto le veci di Buffon). A centrocampo quasi costantemente a raddoppiare la marcatura sul portatore di palla o a coprire le possibili incursioni delle ali di Gasperini. In attacco, oltre alla presenza fisica, a svariare per non dare punti di riferimento ma soprattutto creando un’intesa, a dir poco invidiabile, con Higuain. È l’uomo in più che con il sacrificio e l’abnegazione sopperisce alla mancanza dell’uomo in più tecnico e imprevedibile ossia Dybala. Si profila, con il rientro del genio argentino, un possibile attacco a 3 con un centrocampo – parole di Allegri – più coperto … perché lasciare in panchina il croato sarà veramente difficile.
Gasperini, invece, torna da Torino con la consapevolezza che per un ulteriore salto di qualità manca ancora un po’ ma i propositi – lascia intendere – ci sono. Il Leicester italiano, così definito, per l’allenatore piemontese è ancora un paragone calzante. E ieri sera l’Atalanta, seppure alcune cose non hanno funzionato, ha mostrato elementi in crescita e soprattutto con ampi margini di miglioramento. Per citarne alcuni: Spinazzola, Caldara e il solito Kessie. Hanno riscontrato parecchie difficoltà, invece, Petagna, mai capace di essere pericoloso o di liberare i suoi compagni, e soprattutto Kurtic, del tutto anonimo e assente per 75 minuti (quando è stato sostituito). Ne ha, ovviamente, risentito il rendimento di Gomez, disattivando l’unica fonte di imprevedibilità del gioco atalantino.
In conclusione, Mario Mandzukic, trascinatore assoluto del riscatto juventino, ha mostrato alla Dea la sua mortalità e la sua vulnerabilità.
Twitter: @Francesco Nespoli